giovedì 23 gennaio 2025
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Patente Nautica D1: un vantaggio per le autoscuole o un rischio per la sicurezza in mare?

La patente nautica D1 rischia di essere più un mezzo per far guadagnare le autoscuole che garantire la sicurezza di chi va per mare. Forse bisognerebbe cominciare a parlare della necessità di abolire l’istituto della patente nautica come già fatto in altre nazioni europee.

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Ieri, nell’ambito dell’assemblea annuale dei soci di Confindustria Nautica, che è stata parte attiva nella redazione dell’ultimo decreto che ha portato al riordino nel codice della navigazione e ha introdotto la patente nautica D1 aperta ai sedicenni e la D2 per le persone con disabilità, è stato reso noto che, a giorni, sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il regolamento che stabilisce come si effettueranno gli esami per la patente nautica D1.

La patente nautica D1 abilita alla navigazione entro le 6 miglia (solo navigazione diurna) con barche a vela e a motore sino a dodici metri con motore non superiore a 115 hp di potenza, lunghezza che si riduce a 10 metri per i minorenni sopra i sedici anni di età.

SVN ha sentito la dottoressa Patrizia Scarchilli, direttore generale per il mare, il trasporto marittimo e le vie d’acqua interne del MIT, la quale ha spiegato che l’esame, che sarà solo teorico a quiz con risposta multipla, sarà condotto dai responsabili della scuola della scuola dove si è frequentato il corso senza controllo esterno. Questo sarà saltuario e potrà essere effettuato da remoto dalla Motorizzazione Civile tramite telecamere nelle aule in cui si svolge l’esame (qui si aprirà la necessità di avere delle circolari che spieghino come potrà avvenire il controllo e le caratteristiche tecniche che dovranno avere le telecamere).

La patente D1 è pensata più che altro per chi vuole portare una barca a motore con un motore di potenza superiore ai 40,8 hp e inferiore ai 115 hp e per i ragazzi tra i sedici e i diciotto anni di età che con questa patente possono portare una barca sino a 10 metri di lunghezza o una moto d’acqua con 1700 cc di cilindrata e 115 hp di potenza.

Per tutti gli altri velisti la sua utilità è limitata, dal momento in cui sino a 6 miglia da costa si può portare senza patente una qualsiasi barca (sino a 24 metri) che abbia un motore di potenza pari o inferiore ai 40,8 hp.

Generalmente le barche a vela di 12 metri montano motori da 40 hp. Inoltre la navigazione entro le 6 miglia da costa senza patente non ha il limite della navigazione diurna cosa che sussiste per la D1.

Gli utenti della D1, per quanto riguarda la vela, saranno, quindi, i sedicenni che, pur non potendo portare un motociclo da 150 cc in strada, potranno portare una moto d’acqua con motore da 115 hp e 1700 cc o una barca a vela da dieci metri con 6-8 persone a bordo entro le 6 miglia da costa.

La notizia rappresenta una grande vittoria per Confarca, una delle associazioni delle autoscuole che più si è data da fare per raggiungere questo risultato, anche se l’associazione ha sempre sostenuto che l’esame per chi frequentava il corso non ci sarebbe proprio stato (all’atto pratico, non cambia molto se l’esame lo fanno direttamente loro).

Indubbiamente la differenza di trattamento tra chi vorrà conseguire la patente D1 e la patente A entro le dodici miglia, specialmente tra chi si rivolge alle barche a motore, spingeranno la gran parte dei nuovi patentati a presentarsi per il conseguimento della patente D1 e le scuole guida che renderanno semplice tale conseguimento, vedranno il numero dei loro studenti aumentare notevolmente.

Confarca si è anche battuta per ottenere un tariffario minimo che aumenta notevolmente il costo delle patenti nautiche (tra il 25% e il 40%), il che fa sì che per le scuole guida si profilino tempi d’oro.

Un grande favore fatto alle scuole guida, meno a chi in mare si troverà a navigare in qualità di passeggero ignaro su barche condotte da persone che non hanno alcuna competenza per garantire la sua sicurezza.

Per quanto riguarda la vela, è difficile che con 5 ore di lezione obbligatoria e senza alcun esame pratico si possa dire che il candidato di sedici anni acquisirà un qualsiasi tipo di competenza per poter portare una barca a vela in sicurezza.

Le barche riservate ai sedicenni, ricordiamo, possono pesare tra le 5 e le 10 tonnellate e trasportare dalle 6 alle 10 persone.

Cosa farà il ragazzo nel momento in cui il vento dovesse rinforzare e ci sarà bisogno di dare terzaruoli, o quando la barca gli partirà alla strapoggia? Cosa succederà quando si troverà a navigare con mare formato?

La patente nautica D1 dice ai ragazzi di sedici anni che sono pronti per poter portare una barca a vela di buone dimensioni, quando in realtà non ne sanno nulla (il decreto per le lezioni di pratica non accenna ai rudimenti di vela atti a garantire la sicurezza della navigazione, ma solo alle manovre a motore).

La stessa cosa vale anche per molti patentati maggiorenni.

Se la patente è così concepita, forse sarebbe meglio abolire completamente l’istituto della patente nautica e considerare responsabili le persone che in mare ci vogliono andare come accade in diverse nazioni europee dove le scuole di vela sono molto frequentate da chi, prima di prendere il mare, vuole imparare a farlo. Imparare ad andare in barca frequentando una scuola guida è un’anomalia tutta italiana.

Il fine di queste persone non è prendere un pezzo di carta che stabilisca che sono marinai, ma imparare realmente ad esserlo. Non c’è nessuno che gli dice “impara a rispondere a un quiz a risposta multipla e saprai come cavartela in mare.”

Lo Stato come prima cosa dovrebbe pensare alla sicurezza del cittadino, in questo caso sembra che questa non sia stata la priorità.

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