Al viaggio originale prese parte anche il vicentino Antonio Pigafetta in qualità di uomo d’armi (il vicentino apparteneva all’ordine dei Cavalieri di Rodi) che ne tenne un minuzioso diario, sulla base del quale scirsse un libro, unica testimonianza scritta del giro del mondo di Magellano. "Quel viaggio fu una nave europea ante litteram – ha sostenuto l’assessore al bilancio della Regione Veneto, Roberto Ciabetti durante la presentazione alla Comunità Europea - con rappresentanti di tutti i popoli europei che attraversò tutti i mari del mondo" (Fonte Ansa).
Il tentativo di dare una nobile giustificazione al progetto presentato alla Comunità Europea che, in effetti, è un operazione commerciale (Velisti per caso vende i posti a bordo durante le 40 tappe del viaggio), non è piaciuta. In effetti, sostenere che la spedizione di Magellano fu una spedizione europea “ante litteram”, suscita qualche perplessità. Il viaggio fu fatto, al contrario, per il desiderio di Carlo V di cercare di limitare il potere del Portogallo, che all’epoca era una delle maggiori potenze economiche, nella sua influenza sulle isole delle spezie.
Anche da un punto di vista etico, il viaggio di Magellano presenta dei problemi, perché questi, durante le sue soste a terra si macchiò di diverse atrocità contro le popolazioni indigene. Sostenere che le navi (erano 5 e non una) di Magellano possano essere prese a emblema dell’unione degli europei perché a bordo avevano marinai di diverse nazioni europee, ha poco senso, visto che all’epoca era cosa assai comune che, a imprese di questo livello, che richiedevano anni di navigazione, partecipassero marinai di nazioni diverse.
I rappresentanti della Regione Veneto avrebbero fatto più bella figura a presentare il progetto, come fanno gli stessi Patrizio Roversi e Susy Blady sul sito www.pigafetta500.it, un viaggio sulle orme di Magellano, senza alcuna nobile e forzata giustificazione.
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