Sott’acqua, davanti al porto dell’isola ci sono strutture in ferro e grandi piattaforme in cemento con blocchi che arrivano sino a 40 metri di lunghezza che sono serviti per far poggiare lo scafo della nave nel momento del raddrizzamento, i gigliesi supportati dal parere di diversi professori universitari specializzati in habitat marino, chiedono che le strutture vengano lasciate dove sono affinchè si integrino con il fondale e contribuiscano a formare il più grande parco subacqueo del mondo con una previsione di circa 40.000 immersioni l’anno.
Un movimento turistico subacqueo di tutto rispetto in grado di influire notevolmente sull’economia dell’isola, ma il sindaco Sergio Ortelli si oppone e spiega:"Bisogna comunque ricordare che le piattaforme sono state progettate per durare non più di vent’anni, e quindi potrebbero diventare un pericolo, con il rischio di crolli. Adesso, poi, ci si è accorti che alcuni sacchi di cemento sono finiti sotto la struttura in acciaio e l’unico modo per rimuoverli è liberare il fondale dalle piattaforme."
C’è anche il pericolo, dicono i tecnici della Micoperi, che le strutture di ferro disperdano nell’acqua sostanze nocive per l’ambiente.
Per il momento il Ministero dell’Ambiente non ha accolto le istanze dell’associazione e ha ordinato la prosecuzione dei lavori di recupero. Stando alla Micoperi, il fondale del Giglio tornerà quasi allo stato precedente al naufragio entro il 2016, condizioni meteo permettendo.
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