Nata con molto entusiasmo, lentamente il Big Blu si è sgonfiato e, oggi, nonostante i soldi pubblici che diverse amministrazioni vi pompano dentro, non riesce a rappresentare adeguatamente il mercato all’interno del quale si muove che è uno dei due mercati maggiori della penisola.
Da quest’anno, fortunatamente, gli organizzatori hanno levato qualsiasi riferimento alla vela dalla locandina che pubblicizza l’evento, confermando ufficialmente quello che era ormai chiaro da diversi anni, il Big Blu non è riuscito a rappresentare quel punto d’incontro dei velisti del centro Italia che in molti avevano sognato sarebbe diventato.
Ma il Big Blu non è stato il solo a fallire l’appuntamento della vela. Ad attrarre un mercato che nel centro Italia è particolarmente ricco, ci hanno provato in molti con iniziative più o meno grandi, l’ultima è stata Darsena in Blu, una mostra di barche a vela nuove e usate organizzata dal Circolo Velico di Fiumicino poco prima dell’estate 2013 con soldi pubblici che si è rivelata essere l’ennesimo fallimento.
Il perché in una zona come il litorale laziale dove nel raggio di 150 chilometri ci sono oltre 10.000 posti barca, non si riesca a creare un salone nautico degno di questo nome, non si comprende.
Inesperienza, incapacità, obiettivi diversi da quelli dichiarati, di tutto un po’, fatto sta che a oggi i soldi pubblici che sono investiti nei saloni nautici a Roma, in buona parte, sono buttati nel cestino della spazzatura e allora bisogna chiedersi, perché insistere, perché spendere 100\200 euro per ogni visitatore che entra in un salone dove non troverà nulla che lo interessi (parliamo sempre e solo di vela)?
Le esigenze del mondo della nautica sono tante e tali che quei soldi potrebbero risolvere diversi problemi se fossero usati in modo adeguato invece che per realizzare saloni presentati in pompa magna , ma che, all’atto pratico raramente raggiungono il loro obiettivo di aiutare gli operatori del settore.
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