Un sottomarino telecomandato ha ritrovato il San Juan a 800 metri di profondità. Lo scafo è accartocciato su se stesso, cosa che gli esperti imputano a un’esplosione all’interno dello scafo.
Un’esplosione che non dovrebbe avere a che fare con i siluri della nave da guerra dato che la zona dove questi si trovano non è particolarmente danneggiata, si rifà quindi avanti l’ipotesi che a provocare l ‘esplosione siano stati i banchi di batterie.
Per il momento l’Argentina non sembra intenzionata a recuperare il mezzo. Il giudice federale Marta Yanez che segue il caso dal momento della scomparsa del sottomarino, ha dichiarato di non intendere, per il momento, chiedere il recupero del mezzo. Anche il ministro della Difesa, Oscar Aguad, ha dichiarato che l’Argentina non ha i mezzi finanziari per procedere al recupero del San Juan.
Il sottomarino, inclusa l’acqua che si trova all’interno dello scafo, pesa 2500 tonnellate, un peso gigantesco per muovere il quale servirebbero delle navi appositamente equipaggiate impegnate per mesi con costi di diverse decine di milioni di euro.
Il giudice che ha dichiarato alla stampa che "Non servirebbe a molto al fine di accertare le responsabilità di quanto è successo" ritiene che domani se dovesse rendersi necessario al fine dell’espletamento delle indagini, si potrà sempre pensare di provare a riportare a galla lo scafo.
Di parere opposto l’associazione delle famiglie delle vittime del San Juan che chiedono che sia fatto qualsiasi sforzo per riportare in superficie lo scafo e dare degna sepoltura ai suoi marinai.
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