Il 52enne armatore del potente motoscafo era stato temporaneamente messo in stato di arresto dai carabinieri di Salò, ma non potendo assimilare l’incidente occorso sul lago a omicidio stradale, non è stato possibile prendere provvedimenti restrittivi nei suoi confronti e terminato il loro periodo di villeggiatura, i due turisti a bordo del motoscafo al momento dell’incidente, sono rientrati in Germania, dopo aver eletto domicilio presso uno studio legale modenese.
“Non si tratta di una fuga” precisa il loro avvocato Guido Sola, ed effettivamente essendoci stata piena collaborazione con il PM, nulla obbligava il magistrato a prendere provvedimenti diversi.
La sera dell’incidente, i due avrebbero mangiato in un ristorante sul lato bresciano del lago e sarebbero rientrati dopo cena al loro ormeggio abituale, presso un rimessaggio a Salò. Dopo aver ormeggiato il potente motoscafo avrebbero proseguito la serata passeggiando sul lungolago, ignari di avere appena causato la morte di due persone.
Uno dei due turisti, una volta messi a conoscenza dell’incidente da parte dei carabinieri, si è sottoposto al alcoltest, con esito negativo. Ha invece rifiutato l’esame il secondo, ma chi indaga non ha potuto stabilire con certezza chi fosse al comando del motoscafo al momento dell’urto e non ha quindi avuto modo di procedere diversamente, non essendoci per altro obbligatorietà del test quando si tratta di incidenti nautici.
Tuttavia, una telecamera ha ripreso l’uomo che ha rifiutato alcol test al timone, ma ai carabinieri i due hanno dichiarato che si erano scambiati i ruoli perché il secondo, quello che si è sottoposto all’alcool test ed è risultato negativo, era più esperto e sarebbe stato lui a fare la manovra di rientro in porto e ormeggio.
Secondo quanto appreso dai magistrati, i tedeschi non avrebbero visto né le luci, né il gozzo fermo in mezzo al lago, all’interno del quale forse le due vittime dormivano, parzialmente illuminati dal faro di un locale notturno. Secondo testimoni oculari, la luce del gozzo era molto flebile e anche una seconda barca sarebbe passata dopo l’incidente suonando la tromba, quasi a protestare contro il barchino seminvisibile a bordo si era già consumata la tragedia.
A bordo del motoscafo, non avrebbero neppure avvertito l’urto contro il legno del barchino, che in effetti mostra uno squarcio solo sulla parte prodiera, ma ha continuato a galleggiare anche dopo l’impatto con a bordo una delle due vittime, l’uomo. La ragazza, invece, la 25 enne Greta Nedrotti, è stata ritrovata. A100 metri di profondità.
Il motoscafo è un potente bimotore Riva Aquarama di oltre 8 metri, con due motori da 200 hp l’uno. Il suo armatore ha dichiarato di aver sentito qualcosa, ma di aver pensato a un semplice ramo alla deriva.
Non è stato reso noto se la barca era dotata o meno di pilota automatico (sul lago sono molte di meno che in mare, le barche che lo hanno) e se, nel caso la condotta della barca fosse stata affidata a questo strumento.
I due tedeschi sono indagati per omicidio plurimo colposo e omissione di soccorso, mentre per le due vittime, Umberto Garzarella di 37 anni e la 25enne Greta Nedrotti è stata predisposta l’autopsia.
Il fatto che entrambi siano indagati, anche se solo uno è stato fermato, suggerisce che gli inquirenti non siano ancora in grado di determinare chi dei due bisogni ritenere responsabile. Al contrario quanto riferiscono i giornali generalisti, il comandate della barca non è colui che sta al timone, ma colui che ha assunto il comando, ovvero, chi ha la patente nautica o chi, comunque per comportamento è colui che prende le decisioni inerenti la navigazione.
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