Il 51% degli operatori intervistati accusa la politica e gli eccessivi controlli fiscali, reputando questi, la causa principale del disastro che ha colpito il settore. Dati migliori di quelli rilevati da SVN che portano a oltre il 70% gli operatori che vedono nei controlli fiscali ripetuti e, nella generale atmosfera da “caccia alle streghe”, il motivo di tanto scempio.
Gli italiani vanno sempre meno in barca, rimane a casa anche chi la barca ce l’ha e continua a mantenerla. Se l’UCINA ha intervistato gli operatori, noi di SVN, ci siamo rivolti anche agli utenti e se nel 2009 coloro che vedevano nell’azione della Guardia di Finanza il motivo del loro disamore per la barca erano 3 su 10, a novembre 2012, questi, erano saliti a 6 su 10, mostrando una significativa convergenza con le risposte dateci dagli operatori del settore.
Anche il mondo del charter ha subito un vistoso calo, calcolato in un meno 21%, con un calo più consistente tra gli italiani che noleggiano una barca nel loro paese rispetto al turismo straniero.
A lanciare l'allarme di settore Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina Confindustria Nautica, che al prossimo Governo chiederà soprattutto un "salto culturale" che si in grado di ridare "fiducia alle imprese" e che consideri la nautica "come uno dei comparti in grado di partecipare al rilancio del Paese".
Come misure concrete Albertoni cita in primis "l'equiparazione dell'Iva applicata nei porti turistici a quella degli alberghi" e "la defiscalizzazione degli investimenti negli stampi" per realizzare le barche. Il sottosegretario Improta ha aggiunto che il governo Monti ha accolto in questo anno diverse richieste di Ucina Confindustria, come quella del Registro telematico della nautica che, ha ricordato, "potrà vedere la luce prima dell'estate".
Quello che però continua a essere un mistero è come davanti a uno scenario di questo tipo, i porti turistici non hanno attuato un calo generalizzato dei loro listini, ma solo degli aggiustamenti e solo in alcune strutture.
© Riproduzione riservata