Il 5 dicembre c’erano 21,5 miglia a separare Banque Populaire di Armel Le Cléac´h da Macif di François Gabart, questa mattina, dopo che nella notte il gruppo si è riunito, la distanza è di 19 miglia, 2 miglia in meno, poca cosa, ma comunque significa che entrambe le scelte, quella di Armel Le Cléac´h e quella degli altri erano corrette.
Ora il gruppo si sta dirigendo a ranghi serrati verso il terzo cancello, Amsterdam, con un robusto vento da sud ovest che li spinge intorno ai 20 nodi.
L’età delle barche - Il fatto che il gruppo di testa sia ancora così unito è anomalo per la Vendée Globe. Nelle altre edizioni, dopo la discesa dell’Atlantico, le barche tendevano a perdersi poco prima di entrare nell’Oceano Indiano o subito dopo. Il fatto che queste siano ancora molto vicine le une alle altre, testimonia l’alto livello raggiunto dagli skipper.
Ottima la prova dello skipper inglese Alex Thomson su Hugo Boss che, tra i cinque che costituiscono il gruppo di testa, ha la barca più vecchia (Hugo Boss è stata varata nel 2007; Macif, Cheminées Poujoulat di Bernard Stamm e Vibrac Paprec 3 di Jean-Pierre Dick, sono del 2011; Banque Populaire, invece, è stata varata nel 2010).
Quattro anni di studi e avanzamento tecnologico su barche così avanzate contano molto. A conferma di quanto possa essere importante avere una barca nuova per correre la Vendée Globe, si vedano le barche degli skipper che sono rimasti indietro, sono tutti scafi che vanno dal 1998 come Team Plastique di Alessandro di Benedetto a Gamesa di Mike Golding che è stata varata nel 2007. Unica eccezione, Acciona di Jevier Sansò, una barca del 2010, ma Sansò è rimasto indietro perché ha dovuto riparare la drizza di randa rifugiandosi alle Canarie.
Burrasche e tempeste – Seguendo regate come la Vendée Globe, si imparano molte cose, tra queste c’è che le burrasche violente in oceano non sono frequenti come spesso si pensa e sopra i 40 °, sono piuttosto rare. Cosa diversa sarà quando passato il cancello di Amsterdam, la flotta dirigerà verso sud sino ai 50 urlanti, lì l’intensità media dei venti salirà notevolmente e i 20/25 nodi che oggi spingono le barche della Vendée Globe verso la loro destinazione, si trasformeranno spesso nei 30/35 per giungere anche ai 40/45.
Quello che più preoccupa gli skipper non è tanto l’intensità del vento che, con le dovute manovre, può essere gestito, quanto il mare. A queste latitudini, il vento ha un fetch lunghissimo che crea onde molto alte che a un certo punto cominciano a frangere scaricando sulle barche tonnellate di acqua che spazzano tutto quello che non è assicurato a dovere. Il pericolo maggiore, però, rimane il mare incrociato, ovvero, un’onda alta formata dal vento vivo che si incrocia con un onda lasciata da un vento proveniente da altra direzione ormai spento o che arriva da una zona dove il vento spira in direzione diversa, queste unendosi formano pericolosi pinnacoli, poco prevedibili.
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