Premesso che il miglior marinaio è quello che la burrasca la prende in porto, vediamo cosa bisogna fare nel caso in cui uno skipper poco esperto incappa in una burrasca
Trovarsi nel mezzo di una burrasca è una delle grandi paure di chi va a vela, specie se lo fa da crocierista e non ha mai avuto esperienze di regata d’altura. Una delle cose più difficili, ancora prima del gestire la situazione, è capire quando si è in burrasca, o meglio, capire quando le condizioni meteo possono essere pericolose.
Molti si riferiscono all’anemometro e confondono l’intensità del vento con la forza del mare. Un errore comprensibile, perché quando si è in mare e si ha la responsabilità di una barca dove si è i soli a sapere di vela, soprattutto se non si ha una grande esperienza, è normale che un vento forte e un mare che si agita possano rendere nervosi e indurre in inganno.
Per giudicare la situazione meteorologica bisogna anzitutto aver ben presente che tra un vento forte e un mare molto formato è il secondo a essere pericoloso, non il primo.
Il vento può spirare anche a 40 nodi e non dare alcun problema se il mare non è grosso e se la velatura è quella corretta. Situazione che si presenta spesso, perché il mare per montare ha bisogno di tempo e di molto spazio.
Si pensi che un’onda generata da un vento di 25 nodi, per arrivare alla sua massima altezza che è di circa 3,5 metri, ha bisogno che il vento spiri a quella intensità per undici ore e che questo si stenda su almeno 150 miglia di mare libero da ostacoli.
Considerando che oggi le previsioni meteo a ventiquattro ore sono molto precise e molto attendibili fino a quarantott’ore e che le rotte che si fanno d’estate difficilmente superano le 100-150 miglia in un’unica tratta, si può intuire che sia difficile per un velista incontrare un mare con onde molto alt
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