giovedì 10 ottobre 2024
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Ancoraggio eco sostenibile: ecco perché evitare la posidonia

Le ancore dei diportisti a volte causano danni irreparabili alla posidonia, le praterie sommerse che non rinascono in modo naturale

Ancoraggio: ecco perchè bisogna evitare la posidonia
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Quando si parte per le crociere estive non c’è nulla di più affascinante che dormire in rada sotto un cielo stellato e godersi la libertà e la natura. Per farlo occorre però preparare un buon ancoraggio, che ci farà dormire sonni tranquilli.

Quando si parla di questo tema normalmente vengono spese dalle riviste specializzate pagine e pagine sulla tecnica di ancoraggio e di come eseguirlo in modo corretto ed efficace anche in caso di meteo complesso.

Temi certamente indispensabili da affrontare e conoscere, ma c’è un altro aspetto da valutare, ovvero su quale fondale gettare l’ancora.

C’è un tipo di fondo sul quale, se siamo veramente dei velisti che hanno a cuore l’ambiente, dovremmo cercare di non ancorarci mai. Stiamo parlando delle praterie di posidonia, e il motivo per cui evitarle non è solo di natura tecnica e di tenuta o meno dell’ancora, ma anche per ragioni strettamente ambientali.

Quando ci ancoriamo sulla posidonia, con una barca che pesa svariate tonnellate, e con un ancora di alcune decine di chili, sarà inevitabile che ne strapperemo ampie porzioni, sia durante la nostra sosta che quando tireremo su l’ancora.

Al diportista inesperto il grande ciuffo di alghe che torna su con l’ancora può sembrare solo un fastidio da risolvere velocemente pulendo il nostro attrezzo, il danno invece arrecato ai fondali marini è irreparabile.

La posidonia non si ricrea in modo naturale, se una prateria viene devastata dagli ancoraggi sarà danneggiata per sempre in via irreparabile. Un metro quadrato di posidonia produce circa 14 litri di ossigeno al giorno, aiutando la salute generale del mare, e contribuendo anche a limitare l’erosione delle coste e delle spiagge.

Quando una prateria viene distrutta l’unica soluzione per ripristinarla è impiantare manualmente le talee sul fondo, operazione difficile e di non sicura riuscita.

Risulta quindi doveroso, quando andiamo in crociera, prestare attenzione a dove caliamo la nostra ancora e non preoccuparci solo della sua tenuta.

Eseguire l’ancoraggio senza fretta, monitorando le caratteristiche del fondo, è la soluzione migliore, evitando rigorosamente le zone con praterie.

Scegliere un modello di ancora che tenga bene su diverse tipologie di fondale può essere un punto di partenza, ma indipendentemente dal modello scelto per la nostra barca sarà la sensibilità del diportista che farà la differenza.

© Riproduzione riservata

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