Dall’inizio dell’anno la terra dei canguri ha fatto registrare addirittura sette attacchi mortali.
Nel 2019 non c’era stata alcuna vittima, negli anni precedenti invece la media si aggirava intorno a un attacco letale l’anno. Per arrivare a numeri simili a quelli del 2020 bisogna tornare indietro addirittura al 1934.
L’ultimo attacco mortale di uno squalo contro un surfista è avvenuto pochi giorni fa ed è inquietante.
L’aggressione è stata vista da terra, ma il surfista è poi sparito tra le onde e il suo corpo non è stato più ritrovato nonostante le ricerche con i droni, solo la sua tavola è stata recuperata. La stessa sorte era toccata alcuni mesi fa a un sub.
Gli scienziati potrebbero avere una spiegazione a tutto questo. Secondo loro a causa del riscaldamento delle acque la barriera corallina sta morendo e gli squali, che normalmente cacciano sul reef, stanno cambiando le loro abitudini per adattarsi.
I predatori dei mari non stanno variando le abitudini alimentari, l’uomo non è nel loro menù, ma seguendo il loro cibo.
I pesci che normalmente sono la preda degli squali si stanno spostando dalla barriera corallina morta e si stanno dirigendo verso le spiagge seguiti dagli squali, che, a quel punto, possono entrare in contatto con i surfisti.
Notoriamente è risaputo che la tavola da surf attrae questi temibili cacciatori che, dopo aver mosso il primo attacco, entrano in frenesia e rivolgono le loro attenzioni anche al malcapitato surfista.
Le spiagge australiane da sempre hanno delle vedette preposte all’avvistamento degli squali e adesso, data la situazione, dovranno raddoppiare la loro attenzione.
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