giovedì 7 novembre 2024
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Delfini spiaggiati: ecco come le esche aiutano la ricerca scientifica

Un esperimento con esche fittizie di delfini sulle spiagge di Dauphin Island, in Alabama, sta aiutando i ricercatori a capire meglio come il pubblico segnala gli spiaggiamenti e a migliorare la raccolta di dati per monitorare la salute degli oceani e prevenire rischi per l'uomo.

Un esca di delfino posizionata dai ricercatori.
Un esca di delfino posizionata dai ricercatori.
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Un gruppo di ricercatori guidato da Jennifer Bloodgood, veterinaria della fauna selvatica e biologa della Cornell University, ha condotto uno studio innovativo utilizzando esche fittizie di delfini sulle spiagge di Dauphin Island, in Alabama.

L’obiettivo dell’esperimento era capire meglio come il pubblico segnala gli spiaggiamenti di delfini e trovare modi per migliorare la raccolta di questi dati cruciali per monitorare la salute degli oceani.

"Una migliore comprensione del motivo per cui muoiono i delfini può insegnarci di più su ciò che sta accadendo nell'ambiente nel suo complesso e su come ciò potrebbe influenzarci," ha spiegato Jennifer Bloodgood.

Il monitoraggio degli spiaggiamenti, che avviene solo tramite segnalazioni, è fondamentale perché i delfini morti possono rivelare importanti informazioni sullo stato di salute degli oceani e su potenziali rischi per l'uomo, come la diffusione di malattie.

Il monitoraggio completo di questi eventi è complicato poiché gli scienziati si affidano quasi esclusivamente alle segnalazioni delle persone.

Per capire come possono essere individuati gli spiaggiamenti il team della Bloodgood ha posizionato 12 esche di delfini, realizzate in collaborazione con il Dipartimento di teatro dell'Università dell'Alabama del Sud, in diverse aree: spiagge e paludi, sia affollate che remote.

Le esche, create con materiali ecologici e riempite di sabbia, sono state lasciate per una settimana sia in alta che in bassa stagione turistica, con un numero di telefono indicato su ogni esca per invitare i passanti a segnalare la scoperta.

I risultati hanno mostrato che il pubblico ha segnalato un numero di delfini finti 2,5 volte maggiore durante l'alta stagione turistica rispetto alla bassa stagione.

E’ stato interessante rilevare come gli osservatori addestrati abbiano individuato un numero maggiore di esche rispetto al pubblico, ma come quest’ultimo abbia trovato due esemplari che erano sfuggiti agli esperti. I droni, utilizzati per monitorare le esche dall'alto, si sono rivelati leggermente più efficaci rispetto agli osservatori umani e al pubblico.

Grazie a questi dati, i ricercatori ora sanno come allocare meglio le risorse per trovare i veri delfini spiaggiati. Secondo la Dott.ssa Bloodgood, per le spiagge più affollate, le segnalazioni del pubblico sono più che sufficienti, ma nelle aree remote e difficili da raggiungere, è meglio fare affidamento su osservatori addestrati e droni.

Nell'ultimo decennio, i cittadini hanno segnalato 127 delfini spiaggiati a Dauphin Island. In base ai dati raccolti nell’esperimento, dove il pubblico ha trovato il 58% delle esche posizionate, i ricercatori hanno stimato che il numero reale di spiaggiamenti potrebbe essere più alto, con circa 219 delfini spiaggiati in totale nello stesso periodo.

Oltre a monitorare il numero di delfini spiaggiati, lo studio ha messo in evidenza l’importanza di comprendere le cause della loro morte, poiché molte malattie che colpiscono i delfini possono rappresentare un rischio anche per l’uomo.

Ad esempio, patogeni rilasciati da animali selvatici, come i maiali, possono contaminare l'acqua dopo forti piogge, rappresentando una minaccia sia per i delfini che per gli esseri umani.

Identificare gli agenti patogeni nei delfini spiaggiati permette ai ricercatori di prevenire rischi per la salute umana, segnalando potenziali pericoli legati alla qualità dell'acqua.

Lo studio condotto sulle spiagge di Dauphin Island non solo migliora la comprensione degli spiaggiamenti, ma fornisce anche dati cruciali per proteggere l'ecosistema marino e la salute delle persone.

© Riproduzione riservata

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