Nell’estate del 2012, Eric è a bordo della sua barca in rada davanti alle coste di St. Lucia. Con lui il suo cane e una ragazza conosciuta sull’isola. Nella notte, il cane, sente qualcuno sul ponte e da l’allarme abbaiando, quando Eric esce trova sulla barca un uomo che si muove in modo furtivo. I due si attaccano e si menano, Eric riesce a gettare l’uomo fuoribordo. Per il francese l’episodio finisce lì, l’attacco è stato respinto, si può tornare a dormire. Alcune ore dopo però, la polizia locale fa irruzione sulla barca e mette le manette a Eric.
L’uomo viene portato in prigione a St. Lucia dove riesce a chiamare il padre in Francia, che si muove immediatamente.
Eric riesce a sapere che l’uomo che l’ha attaccato, un piccolo trafficante di droga ben conosciuto alla polizia locale, dopo essere caduto in acqua ha nuotato sino alla spiaggia dove è stato soccorso dalla polizia che lo ha portato in ospedale, ma l’uomo è morto durante il trasporto.
Da allora, sono passati due anni e mezzo e Eric è ancora in prigione senza che nessuno gli abbia ancora notificato il reato per il quale è accusato o che abbia anche solo sentito la donna che era a bordo della barca per confutare la sua versione dei fatti.
Nel frattempo il padre, per difendere Eric, ha dovuto difendersi da un nugolo di avvocati corrotti che si sono offerti di aiutarlo presso le autorità locali solo per spillargli dei soldi.
Eric è stato portato davanti al giudice 27 volte, ma per 27 volte questo lo ha rimandato in cella perché, oberato di lavoro, non riusciva a trattare il suo caso.
Sull’isola St. Lucia i francesi non sono visti di buon occhio, e la vita di Eric in prigione è drammatica. Viene picchiato regolarmente, sottonutrito e gli vengono negati i diritti fondamentali, primo tra tutti, un giusto e rapido processo.
A interessarsi del caso anche il Presidente Hollande, ma sembra che nulla possa la potente Francia contro un piccolo paradiso fiscale come St.Lucia dove la giustizia è declinata in modo molto diverso.
© Riproduzione riservata