
"Le condizioni critiche del tratto di mare hanno reso difficile l'individuazione della barca a vela." Una frase che può sembrare credibile a chi non conosce il mare, ma che viene spesso utilizzata nei mezzi di informazione generalisti in modo improprio.
È frequente, infatti, trovare frasi di questo genere accompagnate da immagini di un mare calmo, descritto però come se fosse in piena tempesta.
Errori di questo tipo si ripetono con frequenza, dimostrando quanto chi non ha esperienza di mare possa parlarne senza una reale comprensione.
In molti articoli, leggiamo racconti che sfiorano l’assurdo: venti che raggiungono velocità impossibili, barche che affondano per cause improbabili e tempeste che non sono mai esistite.
Questa disinformazione non solo altera la percezione del mare, ma può anche scoraggiare chi desidera avvicinarsi al mondo della navigazione, alimentando paure ingiustificate.
Uno dei casi più emblematici degli ultimi mesi è stato quello del Bayesian, dove ignoranza e superficialità hanno incontrato una palese mancanza di professionalità giornalistica.
Non è sempre possibile conoscere a fondo ogni argomento, ma chi si occupa di informazione ha il dovere di approfondire, verificare e confrontarsi con esperti del settore prima di pubblicare notizie.
Nella tragedia del Bayesian, invece, si sono diffuse notizie assurde: si è detto che l'albero caduto della barca avrebbe causato l'affondamento, che i venti di downburst avrebbero raggiunto i 300 nodi, e che la barca "più grande del mondo" fosse lunga solo 56 metri.
Si è persino parlato di mare in tempesta e di onde che hanno capovolto un "vascello," mentre le immagini mostravano un mare completamente calmo.
Si potrebbe pensare che si tratti di piccoli errori, dettati dall'ignoranza, e che questi non abbiano gravi conseguenze, ma la realtà è diversa.
La continua diffusione di informazioni sbagliate sul mare alimenta timori irrazionali. Se un'immagine che mostra onde alte 40-50 centimetri viene descritta come una "tempesta," chi non ha esperienza del mare finirà per credere che navigare sia sempre pericoloso.
Eppure, la verità è ben diversa. Il mare, se affrontato con la giusta preparazione e rispetto, non è pericoloso. Sono la nostra superficialità, la mancanza di conoscenza e, talvolta, la presunzione che possono trasformarlo in qualcosa di spaventoso.
Come diceva il grande Eduardo De Filippo: "'O mare sta facenno 'o mare" – il mare fa semplicemente quello che ha sempre fatto. Siamo noi, con il nostro atteggiamento, a renderlo più complesso e pericoloso di quanto realmente sia.
Forse, sarebbe più saggio non parlare di ciò che non si conosce o, quanto meno, lavorare coscientemente e informarsi correttamente prima di diffondere notizie errate.
Noi di SVN, insieme ad altri esperti del settore, siamo sempre disponibili a fornire chiarimenti e informazioni a chi desidera capire meglio il mondo della nautica e della navigazione.
Il mare è un luogo affascinante e, con la giusta preparazione, accessibile a tutti.
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