Erano partiti in 16 da Les Sables d’Olonne a inizio settembre, dopo 5 mesi in corsa per la vittoria della Golden Globe Race sono rimasti soltanto in 4 con la flotta decimata dalle dure condizioni degli Oceani del Sud.
Capo Horn è ormai all’orizzonte e sarà il prossimo snodo cruciale della regata prima di affrontare la risalita dell’Atlantico.
Rispetto alla vittoriosa cavalcata di Jean Luc Van Den Heede del 2018, che in questo momento era già quasi al largo del Brasile, l’edizione 2022 è stata decisamente più lenta.
Il giro del mondo “vintage” si ispira alle imprese dei pionieri dell’edizione del 1968. Le regole del Golden Globe moderno, volute dal suo vulcanico organizzatore Don McIntyre, sono simili a quelle del giro del 1968: niente strumenti di navigazione moderni, niente gps o cartografici e satellitari, solo sestante e carte.
In testa alla flotta, con un piccolo margine e in rotta verso Capo Horn, c’è l’unica donna che sta partecipando a questa regata, la sudafricana Kirsten Neuschäfe che naviga con un Cape George 36, barca poco accreditata alla vigilia perché ritenuta meno performante delle altre in corsa.
Il più vicino alla skipper è l’indiano Abhilash Tomy, staccato di poco meno di 200 miglia, più lontani gli altri inseguitori. In corsa oltre al duo di testa ci sono anche Michael Guggenberger e Ian Herbert-Jones.
In realtà sono più di 4 gli skipper ancora in navigazione, 7 in totale, 3 dei quali però hanno dovuto ricevere aiuto esterno per riparazioni a bordo e sono passati come previsto da regolamento nella classifica Chichester, che non ambisce alla vittoria generale.
Tra i momenti più drammatici di quest’edizione c’è stato sicuramente l’incidente del finlandese, uno dei favoriti alla vittoria, Tapio Lehtinen. A fine novembre, in pieno Oceano Indiano, il Gaia 36 Asteria di Tapio è colato a picco in 5 minuti per una via d’acqua a poppa.
Proprio la sudafricana Kirsten Neuschäfe fu la prima a individuare Lehtinen sulla zattera e a portarlo a bordo con lei, prima di affidarlo a una porta container per il suo rientro a terra.
La regata davanti ai 4 superstiti del Golden Globe è ancora lunga, oltre 8 mila miglia prima dell’arrivo di Les Sables d’Olonne, che alle medie di queste barche possono significare anche oltre 2 mesi di navigazione.
I velisti in corsa per quest’avventura possono contare solo sulle loro capacità di navigazione e interpretazione del meteo. Anche le barche sono state scelte cercando di rispettare lo spirito delle origini: non sono ammesse barche moderne, ma solo una serie di progetti datati 60-70.
I progetti ammessi al Golden Globe sono i seguenti: Westsail 32, Tradewind 35, Saga 34, Saltram 36, Vancouver 32 & 34, OE 32, Eric (sister ship to Suhaili), Aries 32, Baba 35, Biscay 36, Bowman 36, Cape Dory 36, Nicholson 32 MKX-XI, Rustler 36, Endurance 35, Gaia 36, Hans Christian 33T, Tashiba 36, Cabo Rico 34, Hinckley Pilot 35, Lello 34, Gale Force 34. Sono barche solide, pesanti e dislocanti, difficili da condurre negli Oceani del Sud.
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