La barca stava navigando di bolina quando un membro dell’equipaggio ha sentito un rumore strano e ha dato l’allarme, poco dopo la chiglia si è staccata e la barca si è capovolta seduta stante. Fortunatamente la chiglia si è staccata all’altezza della piastra di acciaio che la collegava allo scafo, lasciando questa al suo posto, ciò ha evitato che si aprissero falle sullo scafo e che si potesse mantenere la bolla d’aria all’interno dello scafo. I sette membri dell’equipaggio naufragati sono rimasti sulla zattera autogonfiabile per circa tre ore e poi un elicottero li ha portati via.
Dopo l’incidente si sono scatenate le polemiche sul perché la chiglia si sia rotta e in molti hanno attribuito la colpa al disegno di questa e di conseguenza al progettista della barca, da qui l’intervento dello studio Ker.
Lo studio ha fatto sapere che in ventitré anni di lavoro sono state da loro progettate decine di barche e di chiglie e nessuna di queste si è mai rotta, l’unica a perdersi in mare è stata quella dello Showtime, unica chiglia montata su di un Ker 40 a non essere stata progettata dallo studio Ker.
L’armatore della barca l’aveva fatta progettare all’ufficio studi della sua azienda, il quale aveva ideato un sistema che lo studio Ker commenta così, “non avremmo mai e poi mai concepito una chiglia in quel modo”.
In particolare la pinna della deriva era stata disegnata per avere la testa saldata di piatto alla piastra che la doveva collegare allo scafo. Non ci vuole molto per capire che una saldatura verticale fatta in quel modo, probabilmente, non ha la forza necessaria a supportare gli sforzi enormi che una deriva deve sostenere quando la barca corre di bolina.
Ancora una volta si conferma come ognuno ha il suo lavoro e pensare che una barca da regata possa essere fatta da chiunque è un errore che si rischia di pagare molto caro.
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