
2.000 contagiati e 88 morti su di una popolazione di 4 milioni di persone, un quinto dei contagiati che ha avuto la Danimarca. Questa situazione permette alla Croazia di tentare una ripartenza molto aggressiva e veloce. Il ministero del turismo croato sta proponendo agli stati del nord Europa, da dove la Croazia prende la maggior parte del suo turismo, dei corridoi per far arrivare i turisti in Croazia in auto. Hanno anche messo a disposizione la compagnia aerea croata per stabilire un ponte aereo per portare i turisti nel paese.
Una parte consistente di questo grande sforzo è a favore del charter, uno dei settori turistici più ricchi del paese. Basti pensare che qui ci sono circa 4.000 imbarcazioni da charter contro le 2.000 in Grecia e le scarse 900 in Italia.
La Croazia però se si sta adoperando per portare i turisti sul suo territorio, sembra non essere particolarmente attenta dal proteggerli dal pericolo del Coronavirus, probabilmente proprio perché poco toccata dalla pandemia.
Solovelanet ha contattato una quindicina di società croate chiedendo informazioni sul sistema di sanificazione delle barche, le risposte sono state preoccupanti. Non c’è stata una sola società che ci abbia detto, noi facciamo o faremo questo protocollo di sanificazione.
Tutte risposte molto vaghe, “sì”, “forse faremo”, “non sappiamo”, “lo Stato non ha detto nulla”, per arrivare al “non è obbligatorio fare nulla” o ancora “ se lo Stato ci chiederà di fare qualche cosa e ci dirà cosa, lo faremo”.
Le oltre 400.000 persone che occuperanno quelle barche tra giugno e ottobre, rappresentano un pericolo enorme per la Croazia, ma anche per i paesi in cui quelle persone rientreranno a fine vacanza.
Probabilmente l’Unione Europea alla quale la Croazia aderisce, dovrebbe fare qualche cosa per garantire l’incolumità di chi si recherà in quel paese che, se quanto rilevato da Solovelanet dovesse essere confermato anche per altre società, è da considerare, almeno per il charter, un paese ad alto rischio.
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