Casareto, per far sentire la sua voce, convoca i giornalisti delle maggiori testate nazionali di settore e spiega che alla base delle difficoltà di un porto come Marina di Varazze in un periodo difficile come questo, c’è il fisco.
Un fisco esoso e iniquo. “La quasi totalità dei costi di gestione è da imputarsi alle tasse che si pagano,” scrive il Marina nel comunicato emesso al termine della riunione con i giornalisti.
Casareto tira fuori i numeri: Varazze, porto di 800 posti barca, paga 270.000 euro l’anno di ICI/IMU e 150.000 Euro di Tarsu/Tasi, oltre alla concessione demaniale che in questi anni è quadruplicata.
Tali costi si riversano sui condomini proprietari dei posti barca, sui costi del transito e sugli ormeggi in affitto.
Così facendo i costi per gli utilizzatori sono alti mentre i ricavi per il Marina sono troppo bassi. “Tra le domande più frequenti che quasi quotidianamente accogliamo da parte dei nostri potenziali clienti - scrive il Marina, - una delle più complesse, riguarda senza dubbio il costo della tariffa d’ormeggio.”
Casareto ritiene che l’impossibilità di abbassare i prezzi dei posti barca a causa delle tasse troppo elevate, impedisca di alzare la percentuale di occupazione degli ormeggi e con questo, gli utili del porto.
Raccolta l'analisi del direttore di Marina di Varazze, abbiamo voluto capire come stanno le cose altrove e abbiamo parlato con Vasco De Cet, direttore di Marina di Portisco in Sardegna, uno dei porti italiani che sta facendo scuola per essere riuscito a prendere spunto dalla crisi per rinnovare completamente il modo di gestire la struttura, portando, nel giro di due anni, i bilanci del marina da un consistente passivo ad un consistente attivo.
"Ritengo che le tasse vadano studiate, interpretate e affrontate, - ci dice Vasco De Cet, direttore del Marina. - A Portisco, partendo dal dato di fatto che non si può pagare l’IMU su di un o specchio d’acqua (un prerequisito di questa tassa è l’edificabilità), paghiamo questa tassa solo sulle banchine e le opere a terra. Anche per la Tarsu, stiamo pagando la tassa solo sui rifiuti prodotti in banchina e nelle aree edificate e non su quelli prodotti dalle barche, perché, come scritto sulla legge, sono di competenza dell’Autorità Marittima – per noi la Regione – e sono a carico di chi li produce. Noi, infatti, operiamo in base ad un Piano di Gestione Rifiuti adottato dalla Regione e recepito dalla Capitaneria di Porto. Al di là della tassa - continua Vasco De Cet, - siamo riusciti a trasformare i rifiuti da costo a fonte di reddito. Oggi Portisco offre un servizio di raccolta rifiuti e acque scure particolarmente efficiente che genera un reddito. Per il momento queste nostre interpretazioni ci hanno portato a dover affrontare delle cause, alcune delle quali già al terzo grado di giudizio, il cui esito si profila favorevole."
Dopo l'analisi di un marina sardo, abbiamo parlato con Matteo Ratti, il direttore del Marina di Cala de' Medici a Rosignano Solvay in Toscana. Ratti, impegnato in un'energica opera di risanamento del marina, ci dice: “Le tasse sono una componente di spesa importante, ma non dipendono da noi. Noi facciamo il massimo per ciò che dipende da noi, in modo che il cliente sia disposto a spendere per la qualità del servizio che gli offriamo. Per quanto riguarda le tasse – ribadisce il Direttore Ratti –dovremmo cercare, come strutture portuali turistiche, di unirci per riuscire ad ingerire maggiormente su tematiche come queste che ci riguardano molto da vicino."
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