Il 30 aprile è una data importante per la vela italiana e nel 2022 ha rappresentato anche una ricorrenza non da poco. Il 30 aprile del 1992 infatti, a San Diego, 30 anni fa, il Moro di Venezia, la terza sfida italiana alla Coppa America dopo quelle di Azzurra e Italia, vinceva la Louis Vuitton Cup e diventava lo sfidante ufficiale dell’America’s Cup.
Fu una “sbronza velica” collettiva dato che per la prima volta questo sport diventava di dominio pubblico e nei bar, cosa impensabile, oltre ai dibattiti sul calcio si inserivano improbabili arringhe su strambate, virate e misteriosi bompressi.
Proprio il bompresso, quello di Team New Zealand, fu uno degli argomenti caldi di quella finale di Louis Vuitton Cup tra il Moro e i kiwi: gli italiani riuscirono a dimostrare un uso irregolare del bompresso da parte di Team New Zealand, invertendo l’andamento della finale e conquistando il diritto a sfidare poi America Cube.
Il Moro nella finale della Coppa America riuscì anche a vincere una regata, che per lungo tempo rimase l’unica vittoria tricolore in America’s Cup. Luna Rossa durante la 36ma edizione ha poi ritoccato questa statistica con le sue 3 vittorie.
Il mito del Moro di Venezia, che ancora oggi nell’immaginario collettivo della vela italiana rappresenta un momento storico fondamentale, nacque per diversi motivi, a partire ovviamente dal nome di Raul Gardini, padre di una serie di “Mori” che vinsero molto in quegli anni.
Poi c’era la suggestione di una sfida al 100% italiana, che coinvolgeva alcune frontiere tecnologiche della nostra industria come la Montedison.
Memorabile poi il varo del Moro, avvenuto a Venezia, davanti la Giudecca, con una scenografia ideata da Franco Zeffirelli.
Il Moro rappresenta un pezzo di storia cult della nostra vela e della Coppa America. Nel 1992 una parte d’Italia si riscoprì velista, e probabilmente in molti grazie alle gesta di Paul Cayard e compagni iniziarono a praticare la vela o comprarono una barca.
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