Un rapporto pubblicato ieri (29 aprile 2015) da parte della Marine Accident Investigation Branch (IAMB), un organo del governo del Regno Unito che indaga sugli incidenti in mare, riporta le conclusioni dell’indagine effettuata sull’incidente e da una serie di raccomandazioni per evitare che un’eventualità simile si possa ripetere in futuro.
L’equipaggio del Cheeki Rafiki aveva noleggiato la barca in Inghilterra per partecipare alla regata oltre oceano l’Antigua Sailing Week. Dopo pochi giorni dalla partenza lo skipper 22enne denunciò infiltrazioni d’acqua dalla carena.
Il 15 maggio del 2014, dopo oltre dieci giorni di navigazione, il Cheeki Rafiki, devia la sua rotta puntando verso le Azzorre. L’equipaggio avverte che il problema dell’infiltrazione d’acqua si sta facendo serio e vuole riparare in porto, ma dal giorno dopo, venerdì 16 maggio 2014, nessuno ha più notizie dell’imbarcazione e del suo equipaggio. E’ subito chiaro che qualcosa di drammatico è accaduto anche perché sulla zona di navigazione del Cheeki Rafiki imperversava una forte burrasca.
Il giorno dopo, sabato 17 maggio, un cargo container trova il relitto dell’imbarcazione capovolto e senza chiglia. Una nave militare raggiunge il relitto. I sommozzatori s’immergono e ispezionano l’imbarcazione capovolta, l’autogonfiabile è ancora a bordo, l’equipaggio non ha avuto tempo di fare nulla. Vengono scattate delle fotografie e fatti dei rilevamenti che serviranno successivamente alla commissione d’inchiesta.
Lo skipper Andrew Bridge, 22 anni, e i tre membri dell’equipaggio, James Male, di 22 anni, Steve Warren, 52 e Paul Goslin, 56, tutti inglesi, vengono dichiarati scomparsi in mare.
La commissione d’inchiesta ha stabilito, dopo aver disegnato i limiti della sua opera fortemente condizionata dall’impossibilità di poter studiare il relitto dell’imbarcazione, che il distacco della carena del Cheeki Rafiki potrebbe essere dipeso dai ripetuti danni all’imbarcazione che avrebbero potuto portare a un indebolimento delle strutture.
Il distacco delle strutture si ritiene possa essere avvenuto in seguito ai danni provocati dai diversi incagliamenti subiti dall’imbarcazione durante la sua vita ( si trattava di una barca da noleggio per regate) e alle conseguenti riparazioni. Riparazioni che se non realizzate con perizia avrebbero indebolito le strutture dello scafo. Le strutture indebolite e gli sforzi particolarmente intensi e prolungati dovuti a una lunga navigazione di bolina con venti molto forti, insieme a un probabile deterioramento di alcuni bulloni che reggevano il bulbo, potrebbero aver determinato il cedimento delle strutture e il conseguente distacco della chiglia e l’immediato capovolgimento.
La commissione ha stilato una serie di raccomandazioni per i costruttori d’imbarcazioni da diporto e ha consigliato, oltre a ispezioni regolari delle imbarcazioni con strutture incollate allo scafo da parte di personale esperto, una maggiore consapevolezza da parte degli equipaggi che si accingono ad attraversare l’oceano.
La commissione fa notare come in questi casi non si abbia la possibilità di avere soccorso e di come sia importante prima della partenza avere un equipaggio preparato che cura con estrema attenzione i sistemi di sicurezza di bordo.
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