Una strana storia quella che è accaduta allo Starship, un piccolo 33 piedi a vela che il suo proprietario noleggia ai turisti. Una storia dove stupidità e delinquenza si uniscono tra loro rischiando di creare una tragedia.
Jens Ole Vibild è danese e ha 21 anni, il giovane nord europeo sta facendo un viaggio di un anno insieme al suo amico e coetaneo Tom Ellekrog. I due da due settimane vivono sullo Starship, una piccola barca a vela di 33 piedi, insieme al suo proprietario che, come accade da noi, arrotonda le sue entrate portando a spasso turisti con la sua barca.
I tre, venerdì 10 aprile, stavano navigando a largo di Phuket quando si trovano una barca a motore puntargli contro. Il proprietario dello Starship è una di quelle persone convinte che prima di tutto vengono le regole, e sulla base di questa convinzione si attiene a quanto dice il codice della navigazione: avendo lui la precedenza, mantiene la rotta e la velocità costante e aspetta che la barca a motore cambi rotta. Ma questo non succede.
Quando la barca a motore è a cento metri, lo skipper della Starship potrebbe ancora evitare il disastro cambiando rotta, ma le regole sono le regole e gli hanno insegnato che in questi casi non bisogna cambiare rotta per non disorientare l’altro.
Sempre seguendo le regole, lo skipper, suona per 5 volte la tromba di bordo, segnale che significa “siamo in pericolo di collisione”, almeno per chi lo conosce.
Dalla barca a motore nessuna risposta e la sua corsa continua senza accenni a deviare la rotta, quando le barche sono a cinquanta metri, lo skipper che continua a seguire le regole, suona ancora cinque fischi, a questo punto, qualcuno dalla barca a motore risponde con tre fischi, un segnale che non ha significato.
Lo skipper dello Starship rimane attònito, non sa cosa fare, cerca di capire cosa significhino quei tre suoni di tromba e non fa nulla per salvare la barca. Alla fine, lo scontro è inevitabile, i ragazzi che sono a bordo si rendono conto all’ultimo momento di quanto stia accadendo. L’urto è molto forte, la prua della barca a motore sale sulla barca a vela, l’ancora della prima passa da parte a parte la randa della barca a vela facendola a brandelli.
Fortunatamente l’albero non cade ma a bordo è una confusione totale di cime e scotte attorcigliate intorno alle due barche. Jens Ole Vibild, nell’urto viene sbalzato fuori bordo. Il ragazzo non è un buon nuotatore e ha paura, ma comunque riesce a tornare in superficie. Grida urla, per farsi vedere, ma non c’è nulla da fare. Lo skipper è troppo interessato a guardare i danni della propria barca e come dichiarerà più tardi alla polizia, non si accorge che manca un membro del suo equipaggio. Tom è sdraiato nel pozzetto mezzo stordito per la botta che ha preso e non è in grado di aiutarlo.
Jens Ole, riesce a raggiungere a nuoto la poppa della prima barca, quella a motore, e vi sale, proprio nel momento in cui questa si sta staccando dalla barca a vela per ripartire verso il largo.
Chiede aiuto agli uomini che sono a bordo, ma questi, invece di aiutarlo, gli gridano: “Jump!Jump”. (Salta! Salta!) Jens Ole, si rifiuta, ha paura, sono in mezzo all’oceano e le onde sono alte e la barca lontana. Ma gli uomini a bordo non sentono ragioni, lo prendono e lo gettano in mare per poi partire immediatamente verso il largo.
Jens Ole è terrorizzato, ha paura degli squali, delle onde e di non riuscire ad arrivare alla barca. Fortunatamente il suo amico, partito con il tender dello Starship che la barca si trainava dietro, riesce a trovarlo e a salvarlo.
Tornati a Phuket lo skipper ha denunciato il fatto, la polizia è partita per andare al Dive Center da dove è partita la barca, ma di questa non si hanno ancora notizie, si aspetta il suo rientro nelle prossime ore.
Una storia che, fortunatamente è finita bene, ma che poteva finire in tragedia. Quando due stupidità si sommano, in questo caso l’incoscienza (o la criminalità) di chi portava la barca a motore e la stupidità dello skipper per il quale sarebbe stato sufficiente cambiare velocità per fare in modo che l’angolo di collisione si modificasse, si possono creare le condizioni ideali per una tragedia.
© Riproduzione riservata