Naturale, quando riesci ad attraversare parte dell’oceano Pacifico con un trimarano non abitabile di appena 5 metri, la soddisfazione di essere arrivato è tanta. Il fatto è che quando i due esultavano erano in un garage a San Francisco davanti al loro computer e il trimarano era a 2.300 miglia di distanza. Si, perché, Honey Badger, è un drone, un trimarano che naviga senza equipaggio in piena autonomia e viene controllato via satellite dai suoi creatori.
Honey Bagdger, letteralmente Tasso del miele, è la creatura di Richard Jenkins e Dylan Owens, due inglesi senza una sterlina in tasca, classici geni della tecnologia che pur di riuscire nel loro intento sarebbero disposti a vendere la casa.
Honey Bagdger è un trimarano in vetroresina armato con pannelli fotovoltaici dai quali prende l’energia necessaria per far funzionare la strumentazione di bordo e una vela ad ala rigida con una coda tipo quella di un aereo che serve a dare la direzione.
Honey Bagdger ha navigato le 2.238 miglia che separano San Francisco dalle Hawaii in 39 giorni con punte di 16 nodi di velocità e affrontando una forte tempesta oceanica durata tre giorni e due settimane di calme equatoriali.
L’aver dimostrato che un drone a vela può navigare in autonomia in oceano a costi irrisori e in costante comunicazione con la terra ferma, apre diverse possibilità.
C’è chi ha ipotizzato una flotta di droni armati di telecamere per controllare quello che fanno le navi in navigazione e segnalare eventuali comportamenti non corretti nella pulizia delle stive in alto mare, uno dei maggiori motivi d’inquinamento degli oceani.
Oppure squadre di droni a vela che monitorizzano h 24 le piattaforme petrolifere dal mare.
Senza poi contare tutti gli sviluppi che gli studi di Richard Jenkins e Dylan Owens potranno portare sulle barche da crociera dove, già da diverso tempo, si stanno studiando le vele rigide e la Benteau si prepara a lanciare una barca armata con una sola vela rigida come da noi segnalato lo scorso mese.
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