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martedì 10 settembre 2024
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La Leg 7: lunga, difficile e leggendaria

La Leg 7 è una tappa decisiva della Volvo Ocean Race. Chi se la aggiudicherà avrà doppi punti, un bonus per la vittoria e un punto per la prima barca a doppiare Capo Horn. Tutti vorranno vincere anche per ripercorrere il mito del giro del mondo

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La settima tappa del circuito della Volvo Ocean Race è la più lunga dell’intero percorso del giro del mondo: 7.600 miglia teoriche nei mari più freddi e inospitali del pianeta.

La flotta lascerà Auckland domenica 18 marzo, si dirigerà oltre l’East Cape della Nuova Zelanda e si inoltrerà negli oceani meridionali. Una volta portatesi abbastanza a sud, le sette barche si metteranno su una rotta ovest/est nell’Oceano Antartico, correndo sui sistemi di bassa pressione che circondano l’Antartide.

Vento forte e onde enormi saranno all’ordine del giorno, come lo sarà la non piacevole presenza di iceberg.

Lasciati alle spalle queste vaste acque inospitali sarà il mitico Capo Horn l’obiettivo, dove il sud Pacifico si scontra con la punta meridionale del continente americano, prima di poter finalmente mettere la prua verso nord, navigando lungo la costa dell’Argentina, dell’Uruguay e del Brasile verso la linea del traguardo di Itajaì.

La Leg 7 è una tappa dura, forse la più dura dell’intero percorso, le oltre 7.600 miglia della tappa presentano diversi ostacoli che gli equipaggi dovranno affrontare e superare.

La Leg 7 in cifre:
7.600 miglia nautiche da Auckland (NZL) a Itajaí (BRA)
- circa 19 giorni di navigazione stimati
- 16 punti in gioco
- 14 punti per il primo, 12 per il secondo, 10 al terzo e così via
- 1 punto bonus per il vincitore di tappa
- 1 punto extra per la prima barca a doppiare Capo Horn (longitudine 67º 16’ 20” Ovest)

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Il Westerly Storm Track: il metodo per navigare velocemente, una volta entrati nel sistema di depressioni come è accaduto nella Leg 3, è quello di restare nel flusso di vento da ovest tenendosi a nord del centro della bassa pressione. L’errore più grave è restare intrappolati a sud, dove il vento da est renderebbe la vita a bordo molto scomoda e la barca molto lenta. Una possibilità che oggi è meno probabile, visto che gli organizzatori fissano una zona di esclusione per evitare che le barche entrino nella zona dei ghiacci.

Gli iceberg: in Antartide grandi pezzi di ghiaccio si staccano dalla piattaforma e gli iceberg derivano verso nord, incrociando la rotta delle barche partecipanti. Colpire un iceberg o un growler potrebbe essere un’eventualità disastrosa, e per questa ragione il comitato di regata stabilisce un limite alla navigazione. Limite che è un ulteriore sfida strategica per gli equipaggi, che vedono ridotta la loro capacità di interpretare i sistemi meteo.

Capo Horn: Capo Horn è leggendario nella storia della navigazione. Nella zona a sud del continente americano i sistemi depressionari vengono compressi e si incanalano fra il Sudamerica e l’Antartide, provocando venti molto intensi e onde formate, fra le peggiori al mondo. Statisticamente l’approccio settentrionale è di solito più veloce.

La scelta delle Falkland: dopo aver doppiato Capo Horn, la flotta deve risalire verso nord, in condizioni di freddo meno intenso, ma per la vicinanza del Sudamerica a ovest, il meteo diventa più imprevedibile e le barche devono decidere se passare all’interno o all’esterno delle isole Falkland.

Il rischio Pampero: quando le tempeste degli oceani meridionali incontrano la catena delle Ande, si forma il Pampero che provoca fortissimi temporali, con pioggia e fulmini, colpendo i velisti che pensavano di potersi rilassare dopo aver passato Capo Horn.

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