Il relitto non è in grado di autosostenersi quindi deve essere imbracato in una struttura rigida che lo preservi durante la navigazione.
Arrivati a Genova inizierà la corsa per ricostruire la barca nel minor tempo possibile. Morten Albaek, il CEO di Vestas, punta a rientrare a fine maggio per la partenza da Newport della Volvo Ocean Race, ma in molti credono che sarà un miracolo se si riuscirà a farlo per la penultima tappa, quella che partirà da Lisbona a giugno.
I tempi di riparazione dipenderanno dalla possibilità di lavorare sulle riparazioni, seppur gravi, del relitto o se si dovrà ricominciare da zero. La coperta sembra intatta al 70%-80% e questo rende speranzosi i tecnici di Persico, il cantiere italiano che ha costruito tutti gli scafi dei VOR 65 e che dovrà ricostruire Vestas.
A chi gli domandava durante una conferenza stampa il perché di uno sforzo simile, quando anche con un rientro da Newport per Vestas non ci sarebbero speranze di risalire dall’ultimo posto, Morten Albaek ha risposto che si tratta di marketing.
L’incidente sul reef, ha spiegato il CEO di Vestas, ha dato a Vestas una visibilità che nessuno si sarebbe aspettato prima della partenza e ora si ha l’occasione di mettere in evidenza agli occhi del mondo i veri valori del marchio, se si riuscirà a rientrare in gara, si sarà fatta l’impresa, Vestas avrà fatto l’impresa. Più la gente è convinta che l’impresa sia impossibile, più Vestas impegnandosi al massimo, avrà dei ritorni d’immagine, nel momento in cui riuscirà a raggiungere l’obiettivo.
Logicamente tutto questo ha a che fare ben poco con lo sport e la vela e molto con il marketing, ma, d’altronde, senza qualcuno che per motivi di marketing sia disposto a mettere il numero di milioni necessari a fare una Volvo Ocean Race, questa non esisterebbe.
© Riproduzione riservata