Il robot dal peso di 25 tonnellate si è staccato dal cavo che lo collegava a una nave in superficie essendo un dispositivo che viene comandato in remoto e senza equipaggio a bordo. Al momento il relitto viene considerato non recuperabile, ma la compagnia non ha abbandonate del tutto le speranze.
I tecnici stanno lavorando per riuscire a ricollegare il cavo e se poi si riuscirà a recuperare il gigantesco robot minerario, anche se a profondità così estreme è un’operazione complessa, questo sarà trasportato in Germania per capire cosa sia successo.
L’incidente fa emergere un tema delicato che riguarda il mare e lo sfruttamento del suo ambiente. Buona parte dello sviluppo tecnologico moderno, come per esempio quello legato alla propulsione elettrica, si basa sull’utilizzo di metalli preziosi come cobalto e nichel che spesso si trovano negli abissi oceanici.
Sta nascendo un forte business per la ricerca e l’estrazione di questi materiali, dando vita di fatto a un controsenso. Se da un lato le tecnologie migliorano la vita dell’uomo e in alcuni casi anche il suo rapporto con l’ambiente, per svilupparle serve sfruttare anche in maniera invasiva la natura.
Immediata la reazione di aziende come BMW, Volvo, Samsung e Google che, interessate direttamente dalla questione perchè con questi materiali sviluppano alcune delle loro tecnologie, hanno annunciato la loro adesione a una moratoria sui metalli delle profondità oceaniche fino a quando i rischi per l’ambiente non verranno meglio compresi.
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