martedì 3 dicembre 2024
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Disastro petrolifero in Perù: coinvolta una nave italiana?

La Repsol dichiara causa alla compagnia della Mare Doricum, giallo sulle cause dell’incidente che ha causato un disastro di petrolio in Perù

Mare Doricum
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Vi avevamo parlato del grave disastro petrolifero in Perù che ha interessato ben 9 spiagge contaminate con due riserve protette, per una stima di 10 mila barili di petrolio finiti in mare e alcuni danni definiti come permanenti all’ecosistema.

Il Governo peruviano presieduto da Pedro Castillo aveva subito puntato il dito contro la multinazionale spagnola del petrolio Repsol, dal quale impianto di raffineria ha avuto origine il disastro. Il Governo aveva predisposto già dopo poche ore dall’accaduto lo stop di tutte le attività della Repsol nelle acque di competenza del paese, dichiarando anche che sarebbero state intraprese tutte le azioni possibili per tutelare gli interessi e l’ambiente marino del Perù.

C’è però una grossa novità sulla vicenda, ovvero il coinvolgimento, ormai divenuto ufficiale, di una nave italiana che avrebbe avuto un ruolo nella dinamica dell’incidente. Si tratta della Mare Doricum, lunga 274 metri e larga 48, appartenente alla compagnia Fratelli d’Amico Armatori.

L’accusa alla nave italiana è partita dalla stessa Repsol, che ha dichiarato che la causa dello sversamento sarebbe un movimento brusco dell’unità italiana nei pressi dell’oleodotto dove stava scaricando.

Secondo quanto riportato dal quotidiano spagnolo El Pais, la Repsol avrebbe intrapreso un’azione legale contro la compagnia della Mare Doricum, volta a dimostrare la manovra errata della petroliera che avrebbe danneggiato i tubi e dato origine alla perdita di petrolio.

Le autorità peruviane già da fine gennaio avevano posto sotto sequestro la nave Mare Doricum per fare alcuni accertamenti. Adesso arriva la notizia della causa da parte della Repsol, che da parte sua però rinnova il suo impegno a portare avanti le opere di bonifica che sarebbero arrivato già oltre il 60% della superficie da pulire.

Chi avrà ragione?

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