Dopo il disastro petrolifero del Perù con il duro faccia a faccia tra il Governo dello Stato sudamericano e la multinazionale Repsol, arriva un’altra brutta notizia, questa volta dalla Thailandia.
Stiamo parlando di un nuovo disastro ambientale causato dal petrolio, nella zona di Rayong, generato dallo sversamento di 50.000 litri di petrolio in mare.
L’enorme perdita di combustibile si sarebbe originata dalla piattaforma petrolifera di proprietà della Star Petroleum Refining, per cause ancora difficili da accertare.
La perdita è avvenuta a circa 12 miglia nautiche dalla costa, una distanza modesta, che non mette al sicuro le barriere coralline e le spiagge di questa zona che purtroppo sono state già raggiunte dalla marea nera e rischiano danni ambientali permanenti.
I primi ad attivarsi per cercare di evitare il peggio sono stati gli stessi lavoratori della Star Petroleum Refining: 150 gli uomini che si sono subito attivati per contenere la dispersione del greggio, cercando di piazzare delle panne galleggianti per delimitare la dispersione.
Operazione molto difficile, gli uomini della compagnia sono infatti presto stati affiancati da 200 ufficiali della Marina thailandese per portare avanti le operazioni di bonifica che andranno avanti per settimane.
La grandezza della macchia di petrolio, secondo le immagini satellitari dell'Agenzia governativa per lo sviluppo della Geoinformatica e della Tecnologia spaziale (GISTDA), dovrebbe aggirarsi intorno ai 67 km². Cruciale in queste ore è provare a impedire che raggiunga anche l’isola di Ko Samet, paradiso naturale dei coralli e meta turistica per eccellenza della Thailandia.
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