Quasi a supplicare di non essere allontanate, trentaquattro compagnie di navigazione si sono messe d’accordo per usare all’interno delle acque di Venezia carburanti marittimi a bassissimo contenuto di zolfo, un contenuto molto più basso di quanto previsto dai limiti di legge.
Ma il problema rimane invariato, il pericolo non è solo l’alto livello d’inquinamento delle acque veneziane, ma soprattutto le masse d’acqua e detriti che le loro eliche spostano al passaggio e il pericolo che le navi stesse rappresentano passando a pochi metri da una città che si regge su pali di legno spinti nel terreno.
Queste navi, che arrivano ad avere sino a 19 ponti, possono avere delle eliche grandi come un palazzo di 4 piani. Un palazzo di 4 piani che gira diverse decine di volte al minuto sott’acqua. Ogni giro sposta una massa d’acqua importante che crea correnti che si abbattono contro i pali che sorreggono Venezia.
Oltre alle eliche c’è il pericolo incidente. La torre dei piloti di Genova insegna. Lì una nave ha abbattuto, come fosse un fuscello, una costruzione che aveva delle fondamenta di cemento ben realizzate e che affondavano nel terreno.
Cosa accadrebbe se uno di questi grattacieli dovesse per una manovra errata, per un guasto ai sistemi di comando, per un attentato che mettesse fuori uso i timoni, finire addosso a Piazza San Marco che poggia su pali di legno vecchi di centinaia di anni.
Buona parte della Venezia da cartolina che tutti conoscono crollerebbe miseramente scomparendo per sempre portando con sé centinaia di turisti.
Tutto ciò per garantire a delle compagnie di navigazione i loro guadagni.
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