Il comandante del cargo ha dichiarato di non essersi fermato a controllare meglio perché era evidente che a bordo della barca non poteva esserci nessuno e nelle vicinanze non c’erano zattere autogonfiabili o naufraghi.
Il comportamento della nave è da una parte da apprezzare perché l’equipaggio, avvistata la barca, ha fotografato lo scafo e avvertito la Guardia Costiera, dall’altra fa pensare il fatto che, pur sapendo che nella zona era in corso una ricerca per una barca con quattro persone a bordo che molto probabilmente era affondata, il comandante non abbia deciso di fermarsi per capire se a bordo dello scafo ci fosse ancora la zattera autogonfiabile, cosa che avrebbe fatto comprendere se le quattro persone sono alla deriva in oceano o, se, invece, sono perite nell’incidente.
Se quello visto dalla Maersk Kure, questo il nome della porta container, era effettivamente il Cheeki Rafiki, allora l’incidete deve addebitarsi alla perdita della chiglia. Probabilmente in un primo tempo la chiglia del First 40.7 ha ceduto creando una crepa nello scafo che ha dato origine all’allagamento e successivamente si è proprio staccata dallo scafo provocando il ribaltamento immediato dell’imbarcazione e probabilmente la morte dei quattro membri dell’equipaggio.
Le famiglie degli uomini dispersi si sono mobilitate per opporsi all’interruzione delle ricerche, hanno raccolto 10.000 sottoscrizioni on line della petizione che chiede di riprendere le ricerche in mare. Se sarà inviata una nave a cercare il relitto, allora si saprà come sono andate effettivamente le cose.
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