Al momento, i morti accertati sono 6 e 15 persone risultano ancora disperse, tra queste due signore siciliane, le quali, in un primo momento erano state censite tra i superstiti, ma che ad un secondo controllo non sono state più rintracciate.
Forti dubbi ci sono sull’organizzazione del salvataggio da parte dello stesso comandante Schettino e dei suoi subalterni. Il comandante ha lasciato la nave con le prime scialuppe di salvataggio, privandosi così della possibilità di coordinare l’evacuazione della stessa. Grave, soprattutto il fatto che, a quanto sembra, dal momento dell’urto, al momento in cui è stato lanciato il may day e ordinato l’abbandono della nave, sia passato molto tempo, tempo prezioso.
Quando le operazioni di sgombero della nave sono iniziate era ormai troppo tardi, questa si era inclinata su di un fianco rendendo inutilizzabili le scialuppe che si trovavano sulle fiancate di dritta perché sommerse e subito dopo anche quelle che si trovavano sulla fiancata di sinistra, perché con quella inclinazione, queste si poggiavano sullo scafo e non era possibile farle scendere in acqua. Gravissimo e inspiegabile anche il fatto che mentre la nave già imbarcava acqua e cominciava a inclinarsi di lato, gli altoparlanti di bordo continuavano a tranquillizzare i passeggeri, tanto che alcuni sono rimasti nelle loro cabine sino all’ultimo momento.
Mistero anche sulla rotta della nave, infatti, sul sito www.marinetraffic.com dove sono tracciati tutti i percorsi delle navi sia mercantili, sia passeggeri, tracciati che vengono creati grazie ai segnali inviati dai “trasponder” delle unità in navigazione ogni due minuti, sono scomparsi i segnali inerenti i quindici minuti a cavallo dell’incidente, per cui, sulle mappe risulta che la nave abbia effettuato una rotta molto più distante dalla costa di quanto in effetti sia stato.
Atti di eroismo
Se il comandante è fuggito e non si è curato di compiere il suo dovere e limitare i danni, ci sono stati altri componenti dell’equipaggio che, invece, hanno agito secondo le leggi del mare e rischiato la vita per mettere in salvo i passeggeri. Il cinquantasettenne Marrico Giampetroni, è uno di questi.
Commissario di bordo, da diciotto anni nella Costa Crociera, venerdì sera, dopo l’incidente, è rimasto a bordo per aiutare il passeggeri a raggiungere i mezzi di soccorso e, quando, poi, ha giudicato la situazione sul ponte sotto controllo, è sceso sotto coperta andando al ponte numero 3 per vedere se qualcuno fosse rimasto di sotto, qui è scivolato procurandosi la rottura di una gamba.
Nonostante avesse più volte provato a gridare per attirare l’attenzione, nessuno lo ha sentito e lui è rimasto sdraiato nell’acqua per trentasei ore fino a quando, ieri pomeriggio, lo hanno trovato gli uomini della capitaneria che lo hanno tratto in salvo con un elicottero.
Pericolo ambientale
L’Isola del Giglio è uno dei luoghi più belli dell’arcipelago toscano e ora rischia il disastro ambientale, infatti nei serbatoi della Costa Concordia ci sono 2.300 tonnellate di gasolio pesante che potrebbero riversarsi in mare devastando la zona. I soccorritori ora si trovano davanti a una decisione non facile: se pompano fuori il gasolio, la nave si alleggerisce e nel caso le condizioni meteo peggiorino, potrebbe scivolare giù dal costone sul quale si è poggiata e inabissarsi a oltre settanta metri di profondità ma, se non lo fanno, rischiano che il gasolio fuoriesca e inquini l’intera zona.
Il compito di rimuovere la Costa Concordia da dove si trova, non sarà un compito facile. La nave ha uno squarcio in carena di circa 70 metri di lunghezza, il che ne pregiudica la possibilità che si possa svuotarla e rimetterla in assetto di galleggiamento per poterla trainare in un bacino di carenaggio, d’altra parte, la nave non può essere lasciata dove si trova perché costituisce grave pericolo per la navigazione.
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