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venerdì 20 settembre 2024
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SLAM, ancora una volta un marchio italiano è sinonimo di qualità

Da un anno e mezzo SLAM ha cambiato proprietà e ha iniziato una nuova vita, già costellata di successi. Ne abbiamo parlato con il suo CEO, Enrico Chieffi

SLAM, ancora una volta un marchio italiano è sinonimo di qualità
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Quando le barche della prossima America’s Cup scenderanno in acqua per le sfide iniziali, la prima tra loro, quella del team che custodisce gelosamente la vecchia brocca, avrà un equipaggio che mostrerà sui propri vestiti, sia su quelli tecnici usati in barca che su quelli da riposo quando si è a terra, un po’ di Italia. Se guarderete bene, noterete il marchio SLAM. A forza di navigare, il marchio SLAM è approdato ad Auckland, nel quartier generale di Emirates Team New Zealand.

Essere stati scelti da ETNZ come sponsor per il proprio abbigliamento rappresenta per SLAM un punto di arrivo importante, un riconoscimento fondamentale per perseguire gli obiettivi che l’azienda si è posta (un marchio diventa partner di un team se può fornire un prodotto di eccellenza. Nessun team di America’s Cup accetterebbe mai di regatare senza il miglior abbigliamento possibile).

Il merito di questo accordo di partnership va a Enrico Chieffi, che tutti conoscono come uno dei migliori velisti italiani e internazionali tra gli anni Ottanta e Novanta (anche se, in realtà ha vinto il suo ultimo campionato europeo Star a maggio 2021). Chieffi oggi è il CEO di SLAM e, in quanto tale, l’uomo che ha il compito di guidarla.

Noi lo abbiamo incontrato virtualmente in una piacevole chiacchierata via Zoom e gli abbiamo rivolto qualche domanda.

SVN – Enrico, tu sei uno dei velisti italiani più conosciuti e in molti ancora associano il tuo nome alla splendida vittoria del Moro di Venezia che nel 1992 portò a casa la Louis Vuitton Cup e divenne lo sfidante di quell’edizione di Coppa America. Nell’equipaggio del Moro di Venezia ricoprivi uno dei ruoli fondamentali, il tattico, così come oggi ricopri il ruolo principale in un’azienda italiana conosciuta nel mondo, la SLAM.

E.C. – Sì, dal luglio 2021 sono il CEO di SLAM, ma anche un socio di questa, seppur di minoranza. Questo mi ha permesso di realizzare un mio antico sogno, diventare imprenditore. Per molti anni sono stato il vicepresidente di Nautor’s Swan e la cosa mi è sempre piaciuta molto e mi ha dato grandi soddisfazioni, ma oggi essere CEO di una società all’interno della quale ho messo il mio capitale mi dà un’emozione molto forte.

SVN – Con l’ingresso in SLAM hai accettato una sfida pericolosa. Quando tu e i tuoi soci, il fondo d’investimento italiano VAM Investments, avete acquistato la società, questa non era in condizioni particolarmente buone.

E.C. – Hai ragione, è una sfida, ma una sfida in cui io credo fermamente, sono convinto che SLAM abbia le potenzialità per raggiungere tutti i suoi obiettivi e la partnership con Emirates Team New Zealand lo dimostra. Il nostro marchio sull’abbigliamento di ETNZ ci pone all’apice del mondo velico ed esserci arrivati in un anno e mezzo mi sembra un bel traguardo.

SVN – Studiando il vostro catalogo ho notato come questo presenti un numero di capi contenuto se confrontato con quelli di altre aziende simili.

E.C. – Hai ragione, il nostro è un catalogo studiato nei particolari e concreto. Credo che anche questo sia un punto a favore di SLAM. Il catalogo di un’azienda come la nostra, se si vuole fare qualità, se si vogliono scegliere i tessuti giusti e i tagli giusti, dev’essere sostenibile. Tu pensa, se vogliamo fare una polo dobbiamo prevedere di realizzare diciamo, un numero a caso, 1000 pezzi, per ogni taglia e per ogni colore. Fatti il conto di quante decine di migliaia di magliette dobbiamo realizzare. Se questo ragionamento lo moltiplichi per tutti i capi che sono in catalogo ti renderai conto che stiamo parlando di una produzione di centinaia di migliaia di pezzi. Molte case d’abbigliamento, e anche la stessa SLAM nelle gestioni passate, facevano diverse versioni di ogni capo. C’erano la polo con i bottoncini o quella con la lampo e ognuna di quelle versioni moltiplicava il numero di capi prodotti con il risultato di avere una dispersione enorme.

SVN – Anche perché fisiologicamente non è possibile vendere il 100% del prodotto, una parte rimane necessariamente in magazzino.

E.C. – Esattamente. Per questo abbiamo deciso di contenere il nostro catalogo in 125 capi di abbigliamento che però, abbinati fra loro, generano oltre 1000 possibili combinazioni di vestiario. Questo ci permette, fra l’altro, di ridurre le rimanenze, dandoci così la possibilità di indirizzare i nostri investimenti verso la qualità più che la quantità.

SVN – Sempre studiando il vostro catalogo ho notato che ci sono pochi capi tecnici. Una volta SLAM aveva una vasta scelta di cerate, mute e comunque capi da navigazione. È un momento di passaggio o avete deciso di non interessarvi più di abbigliamento tecnico?

E.C. – Non sono pochi, sono quelli che servono. Inoltre, abbiamo pensato, primi tra tutti, anche alla vestibilità femminile delle cerate. L’ultima gestione di SLAM aveva portato il marchio fuori dal mondo vela e più in generale dalla nautica, noi lo stiamo riportando. Vogliamo una SLAM che sia sinonimo di eccellenza tecnica e innovazione e partiamo proprio dalla vela e dal mare. Stiamo studiando altri capi che saranno realizzati nel prossimo futuro, ma comunque quelli che abbiamo ora sono quanto di meglio si possa trovare in questo settore a livello mondiale. La qualità del capo tecnico SLAM è salita moltissimo e oggi ha pochi rivali. Pensiamo di aver portato SLAM, nel settore tecnico, a essere un punto di riferimento per chiunque voglia produrre questi capi. E per questo Emirates Team New Zealand ha accettato di vestire le nostre cerate e di collaborare con noi.

SVN – Perciò continuerete a coprire sia il settore dell’abbigliamento outdoor che quello tecnico da vela.

E.C. – Sì, questa è la nostra nuova mission. Creare capi di abbigliamento belli, originali e di qualità, sia come outdoor che come capi tecnici da barca.

SVN – Mi hai fatto venire voglia di andare a comprare uno dei vostri capi.

E.C. – Dovresti farlo, ti renderesti conto di quanto sia vero quello che ti ho raccontato ora.

© Riproduzione riservata

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