lunedì 10 novembre 2025
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25 anniversario della tragedia del Bieszczady, 7 boy scout vittime del naufragio

Il 10 settembre 2000 il Bieszczady, barca a vela scout polacca, affondò nel Mare del Nord dopo una collisione. Oggi si ricorda il 25° anniversario della tragedia.

La lapice che ricorda il Bieszczady con i nomi degli scout vittime dell'incidente. Nel riquadro la barca
La lapice che ricorda il Bieszczady con i nomi degli scout vittime dell'incidente. Nel riquadro la barca
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Venticinque anni fa, nella notte tra il 9 e il 10 settembre 2000, una barca di 13 metri con a bordo 8 boy scout fu colpita a poppa da una porta cisterna e affondò nel giro di due minuti, uccidendo sette delle otto persone presenti a bordo. Sopravvisse solo una donna di 29 anni che riuscì ad afferrare un relitto e fu recuperata dagli uomini della Lady Elena, la nave che aveva affondato la sua barca.

Ricorre oggi il 25esimo anniversario della tragedia del Bieszczady, una delle peggiori tragedie occorse a una barca a vela nel nuovo millennio.

Il Bieszczady era una barca a vela di legno di 13 metri, di proprietà della scuola di vela polacca Educazione Marittima di Gdynia, che apparteneva all’associazione boy scout della Polonia. A bordo c’erano tre adulti e quattro ragazzi, tutti boy scout. La notte tra il 9 e il 10 settembre la barca navigava a circa 24 miglia dalla costa in un tratto del Mare del Nord denso di traffico marittimo.

Le condizioni della barca e del mare

Il riflettore radar della barca era obsoleto e danneggiato e alcune luci non funzionavano. Il mare era agitato, con onde stimate tra i due e i tre metri di altezza, ma la visibilità era buona.

La collisione con la Lady Elena

La Lady Elena era una porta cisterna di novanta metri con bandiera portoghese che navigava nella stessa zona in rotta di raggiungimento sul Bieszczady. La plancia della nave non vide la luce di coronamento della barca a vela se non all’ultimo momento e lo skipper del Bieszczady non si accorse della nave che gli stava di poppa se non negli ultimi istanti, probabilmente quando udì il rumore dei motori. Tentò di manovrare per allontanarsi dalla rotta della nave, ma non vi riuscì. La Lady Elena colpì la poppa del Bieszczady, staccandola dal resto della barca. L’imbarcazione affondò in meno di due minuti, senza dare il tempo a chi era all’interno e dormiva di rendersi conto di quanto stava accadendo.

Morirono tutti, tranne Małgorzata Kądzielewska, una ragazza di 29 anni che fungeva da secondo dello skipper. Era in pozzetto con il comandante e l’urto la gettò in mare, salvandola. Riuscì ad aggrapparsi a un relitto della barca e vide l’imbarcazione inabissarsi con tutto l’equipaggio. La Lady Elena non reagì immediatamente e continuò la sua rotta finché non riuscì a fermarsi e tornare indietro, recuperando la sopravvissuta.

Le responsabilità accertate

Nel processo che seguì l’incidente fu ritenuto responsabile lo skipper della barca a vela, che non avrebbe dovuto prendere il mare con un riflettore radar non funzionante e diverse luci di navigazione spente. Tuttavia, una parte della colpa (30%) fu attribuita anche al comandante della Lady Elena, che non aveva predisposto un servizio di guardia sufficiente per rilevare la presenza dello yacht e che aveva tardato nelle operazioni di salvataggio.

Il relitto del Bieszczady fu recuperato a una profondità di 34 metri e oggi i suoi resti sono conservati presso il Museo Marittimo Nazionale di Gdańsk, dove ricordano alle nuove generazioni l’importanza della sicurezza in mare.

Lezioni dalla tragedia

La tragedia del Bieszczady dovrebbe insegnare a chi naviga due concetti fondamentali:

  • Dotazioni di sicurezza: una barca può prendere il mare solo se le sue dotazioni di sicurezza, che includono riflettore radar e luci di navigazione, sono perfettamente funzionanti. Diversamente, lo skipper non deve lasciare il porto. Navigare con un riflettore radar danneggiato o non adeguato e senza luci di via è come guidare su una strada di campagna non illuminata senza fari, sapendo che la percorrono diversi camion.
  • Guardare a poppa: molti skipper tendono a controllare solo a prua e sui lati, ma raramente si voltano a poppa. Diversi incidenti, anche molto gravi, avvengono proprio perché non si presta sufficiente attenzione a ciò che accade dietro la barca.

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