La terza tappa della The Ocean Race come previsto si è rivelata piena di difficoltà, con l’annuncio del ritiro di Team Guyot a causa della delaminazione dello scafo.
In corsa restano in 4, con Holcim PRB di Kevin Escoffier in pieno controllo della tappa al momento, grazie a un vantaggio di circa 400 miglia sugli inseguitori. In seconda posizione c’è Biothern, dello skipper Paul Meilhat, dal quale arrivano queste spettacolari immagini dal Southern Ocean riprese al largo delle remote Isole Kerguelen.
L’Imoca 60 plana sull’onda oceanica con il foil esteso al suo massimo, mostrando cosa sono in grado di fare queste macchine da Oceano anche in queste condizioni. Biothern naviga con due mani di terzaroli alla randa e a prua quello che sembra un J2, in un’andatura tra il traverso e il lasco con un vento stimato tra i 25 e i 30 nodi e mare intorno ai 5 metri.
Le immagini sono spettacolari, gli equipaggi in regata di alto livello, eppure questa The Ocean Race non entusiasma fino in fondo il pubblico. Il numero esiguo di barche in corsa, con i VO65 lasciati ai box e impegnati solo in 3 tappe, riduce lo spettacolo.
In questa leg 3 che si annunciava epica, con l’uscita di scena di Guyot e alcuni inconvenienti tecnici agli altri Imoca, la “tensione” sembra essere già scemata. Se ci fosse stata una flotta più ampia adesso avremmo con ogni probabilità qualcuno sulla scia di PRB, con nuove storie dall’Oceano da raccontare.
Gli Imoca 60, che mostrano tutto l’equipaggio quasi sempre all’asciutto sotto la tuga, sono forse meno spettacolari delle vecchie barche del giro del mondo in equipaggio, ma restano al momento il migliore mezzo possibile per questo tipo di competizioni. Piuttosto diventano sempre più stringenti i cosiddetti “limiti del ghiaccio” imposti dall’organizzazione: barriere virtuali oltre le quali non si può andare più a sud per il pericolo di iceberg alla deriva.
Questi limiti virtuali di anno in anno, anche in regate come il Vendée Globe, si spostano sempre più a nord riducendo così le possibilità tattiche delle barche in regata. I limiti sono inevitabili per la sicurezza, anche perché l’aumento delle temperature mette ogni anno in movimento sempre più ghiaccio alla deriva.
A farne le spese è la The Ocean Race, che tra flotta contenuta e limite dei ghiacci vede un po’ disinnescata a livello di spettacolo questa leg 3 che aveva le caratteristiche per diventare epica.
Il giro del mondo è ancora lungo, e anche questa tappa può riservare ancora tante sorprese dato che c’è da finire di attraversare l’Indiano e tutto il Pacifico per arrivare a doppiare Capo Horn, ma per il futuro della regata servirà ripensare probabilmente alcune cose.
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