In giro per il mondo ci sono tra i 400 e i 700 navigatori che, con le loro barche, sono impegnati in traversate oceaniche. Appassionati di vela che vivono in barca e passano il tempo traversando gli oceani per raggiungere destinazioni molto lontane.
In totale, comprese le famiglie, la tribù dei navigatori oceanici si stima (nessuno conosce veramente il loro numero) che sia composta da circa 3000 persone.
Sino a quando non è arrivata la pandemia i navigatori ovunque andassero erano ben accolti, ma poi tutto è cambiato e molte nazioni per non rischiare contagi d’importazione hanno chiuso i loro porti.
La Nuova Zelanda e l’Australia sono state le nazioni che hanno creato maggiori problemi ai navigatori, queste si trovano sulla rotta che porta gli skipper dall’Africa alle Americhe. In queste terre, per chi vuole fare la traversata, è fondamentale trovare riparo in porto per poter fare approvvigionamento e nel caso serva ogni tipo di riparazione.
Per i navigatori oceanici non trovare riparo in queste terre è un problema, agli skipper oceanici viene a mancare uno scalo importante.
Al momento chi arriva in un porto della Nuova Zelanda viene respinto o comunque tenuto in quarantena a bordo, non è consentito lo sbarco anche dopo il periodo di quarantena.
Anche per gli equipaggi della Coppa America è stato complicato organizzare i trasferimenti in Nuova Zelanda per gli allenamenti (la coppa si disputerà nelle acque di Auckland ad agosto 2021). Ci è voluta una decisione governativa per farli entrare nel paese.
Molti navigatori oceanici ora si trovano nella scomoda posizione di voler abbandonare le coste americane a causa dell’elevato numero di casi di Coronavirus, ma di non sapere bene dove andare.
Nuova Zelanda e Australia sono chiuse. L’Europa, in questi mesi, non è il luogo più sicuro e in Asia le informazioni sul Covid sono troppo frammentarie per capire realmente la situazione attuale.
Diversi navigatori hanno deciso di vivere la barca come se fosse un fortino di difesa cercando di passare a bordo più tempo possibile e limitare gli sbarchi a terra.
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