sabato 14 dicembre 2024
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Inizia l’appello per il caso dell’assassinio dei due velisti italiani in Croazia

Inizia oggi 11 aprile il processo di appello per la morte avvenuta in Croazia nel 2011 dei due velisti italiani Francesco Salpietro (63 anni) e Marinelda Patella (61 anni)

Nel riquadro la barca a vela distrutta e il croato Tomislav Horvatinčić
Nel riquadro la barca a vela distrutta e il croato Tomislav Horvatinčić
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Sibenik (Croazia) – Inizia oggi 11 aprile il processo di appello per la morte avvenuta in Croazia nel 2011 dei due velisti italiani Francesco Salpietro (63 anni) e Marinelda Patella (61 anni). I due velisti sono rimasti vittime della barca dell’imprenditore croato Tomislav Horvatinčić, che, guidata dal pilota automatico inserito dallo stesso Horvatinčić, in un tratto di mare affollato di natanti, è letteralmente salita sulla barca dei due italiani viaggiando a 26 nodi, uccidendo i due sul colpo.

Il processo a Tomislav Horvatinčić sta suscitando molte polemiche in Italia, ma anche in Croazia, e sta mettendo in discussione l’intero sistema giudiziario croato intaccandone la credibilità.

Horvatinčić ha già ucciso due persone in due dei suoi trentuno incidenti stradali. Trentuno incidenti con due vittime e molti feriti, tutti finiti in tribunale, ma dai processi per i quali, nonostante le numerose prove, l’imprenditore è sempre uscito con la dichiarazione di non colpevolezza.

Oltre agli incidenti stradali, Horvatinčić è stato coinvolto anche in un caso di stupro salvandosi dalla condanna perché un giudice ha asserito che dal momento che la vittima non aveva espresso a chiare lettere il suo “no”, anche se gridava e si dibatteva cercando di liberarsi dalla presa di Horvatinčić , lo stupro non esisteva.

Il primo processo a Horvatinčić per il caso dei velisti italiani è stato annullato per gravi vizi procedurali, ma inspiegabilmente il nuovo processo è stato affidato allo stesso magistrato, il giudice Maia Supe, la quale ha negato agli avvocati della parte civile il diritto alla perizia e nel secondo processo ha accettato l’ipotesi, di cui non si è mai parlato durante il primo processo, di una sincope che avrebbe colpito Horvatinčić pochi istanti prima della collisione facendolo svenire.

Sincope di cui i medici non hanno trovato traccia e che comunque non gli avrebbe permesso di reagire come ha reagito subito dopo l’incidente, scappando andandosi a riparare su di un isolotto vicino.

La teoria della sincope è stata sostenuta da un solo perito dei tre incaricati dal giudice della perizia psichiatrica dell’imputato. Uno degli altri due ha invece sostenuto che il soggetto è sicuramente uno psicopatico, ma la sua psicopatia non è al livello da provocargli la sincope da lui invocata.

Alla storia di Horvatinčić non crede nessuno, tanto meno la stampa croata che sta insistendo molto su questa contrapponendosi, a volte anche in modo duro, al giudice Maia Sipe che è stata accusata da alcuni anche di corruzione.

Il pubblico croato, da quello che si evince dai commenti lasciati sotto gli articoli che parlano della faccenda, è cosciente che con questo caso la giustizia Croata sta mettendo in gioco la sua credibilità e con essa la stessa Croazia rischia di dare un’immagine molto negativa di sé all’estero.

Molti però, che reputano Horvatinčić un criminale e sollevano ipotesi per cui questo sia coinvolto con la criminalità comune, ritengono che questi grazie alle sue amicizie riuscirà a salvarsi dalla prigione ancora una volta per tornare in mare o in strada a seminare morte e paura.

In ogni caso i figli dei due velisti italiani non mollano la presa e stanno facendo di tutto per assicurare l’omicida dei loro genitori alla giustizia.

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