Il giovane, che da quanto sembra era a prua per lavorare alle vele, in qualche modo è caduto fuori bordo, nella caduta gli inquirenti suppongono che abbia battuto la testa perdendo i sensi e sia annegato in brevissimo tempo. Se così non fosse l’equipaggio del trimarano che ha subito iniziato le ricerche sarebbe riuscito a localizzarlo e a trarlo in salvo, data la buona visibilità e il mare quasi calmo.
Mohammed Al Alawi, come avviene spesso su questi catamarani da regata, non indossava il giubbotto salvagente e non era assicurato a una life line, il che, una volta caduto in mare e perso i sensi, non gli ha dato nessuna possibilità di sopravvivenza.
Le ricerche coinvolsero anche il sultano dell’Oman che affittò un aereo che pattugliò, insieme ad un altro mezzo italiano, la costa per una settimana alla ricerca del giovane. Dopo sette giorni di ricerche infruttuose, la Guardia Costiera dichiarò chiuso il caso.
Il 22 dicembre scorso, un peschereccio istriano, ritirando le reti aveva recuperato un corpo. Per quanto il corpo fosse in stato di decomposizione avanzata, apparve subito plausibile che potesse essere quello di Mohammed Al Alawi, ma la certezza si è avuta solo la settimana scorsa con i risultati del DNA.
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