Il robot, che lavora senza controllo umano, elaborando in proprio le informazioni che raccoglie, assomiglia a un siluro di sommergibile e può scendere sino a 250 metri di profondità.
Gli archeologi puntano molto sull’utilizzo di questo drone che dovrebbe permettere di mappare scientificamente una zona di mare tanto vasta, quanto ricca di reperti archologici e che con i tradizionali sistemi richiederebbe tempi lunghissimi e costi molto elevati.
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