E’ stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la norma che istituisce la figura dello skipper professionista che si chiama “Ufficiale di Navigazione da Diporto di 2a classe”. Da questo momento non ci sarà più bisogno di sotterfugi e di correre dei rischi per svolgere l’attività di skipper sulle barche da locazione (noleggio senza equipaggio).
Sino a ieri, una legge bizantina complessa frutto di una macchina legislativa più attenta alle poltrone che al bene del cittadino, imponeva a chi volesse fare lo skipper professionista un iter formativo talmente complesso e dispendioso che quasi nessuno poteva fare. E gli skipper per le barche più grandi i superyacht, si abilitavano seguendo la legge inglese.
Con la nuova legge, il percorso per diventare skipper professionista di 2a classe è molto più semplice e rapido e sicuramente più proporzionato alle mansioni che lo skipper dovrà avere.
Bisognerà avere un diploma di scuola superiore e seguire una serie di corsi che e la maggior parte degli skipper che oggi operano hanno già sostenuto e quindi presentarsi a un esame che equivale, in forma semplificata, a quello per diventare comandante di nave da diporto.
Un esame complesso e validante, ma comunque sostenibile.
Con l’introduzione della nuova figura professionale le società di charter potranno stipulare dei regolari contratti con gli skipper e pagarli tramiti bonifici, cosa che sino a ieri non era possibile.
Fino a ieri gli skipper non esistevano ufficialmente e le società di charter non li potevano assumere, quindi li ingaggiava la persona che prendeva in nolo la barca e li pagava direttamente questa, la maggior parte delle volte in contanti.
Questa pratica, indotta da una legge impossibile da ottemperare, portava a molti problemi. Le società di charter venivano multate perché la Guardia di Finanza trovava a bordo delle loro barche persone non autorizzate. I clienti, anche stranieri, venivano sottoposti a interrogatori da parte della Guardia di Finanza non piacevoli dove ospiti e equipaggio venivano separati e si cercava di far cadere in contraddizione l’uno o l’altro. Pratica che, logicamente, traumatizzava l’ospite straniero non abituato a certi metodi.
In pericolo era anche lo stesso skipper che essendo un fantasma non aveva nessun tipo di assicurazione, ma comunque si ritrovava ad avere tutte le responsabilità derivanti dall’essere lo skipper della barca.
Oggi, questa pantomima dello skipper fantasma è finita e torniamo ad essere un paese civile dove le cose avvengono in modo civile.
Per questo bisogna ringraziare prima di tutti Roberto Neglia, il responsabile dei rapporti con il parlamento della Confindustria Nautica che si è speso con tutte le sue forze per arrivare all’emanazione di questa norma.
Un ringraziamento va fatto anche al viceministro Edoardo Rixi che si è adoperato per arrivar e questo risultato sin dai primi giorni del suo insediamento.
Se la norma risolve definitivamente dei problemi, ne crea altri che ora bisognerà affrontare e risolvere.
Il primo tra questi è il rapporto tra società di charter e skipper.
Sino a ieri, come abbiamo detto, nella maggior parte dei casi lo skipper percepiva il suo compenso da chi noleggiava la barca sotto forma di mancia per il servizio reso. Oggi questo non potrà più succedere, oggi, la società di charter vorrà avere con lo skipper un regolare contratto che la sollevi da molte responsabilità. Contratti di questo tipo porteranno a far emergere redditi prima non dichiarati e di conseguenza gli skipper che prima non dichiaravano, domani dovranno dichiarare i loro introiti e pagare le loro tasse, tasse che eroderanno in modo sensibile il loro guadagno. Società di charter e skipper quindi dovranno trovare un punto d’incontro e immancabilmente il costo giornaliero di uno skipper dovrà salire andando a incidere sul costo del nolo.
Problemi di non facile soluzione, ma che però, riportano tutti gli attori in un quadro di legalità dando delle prospettive di crescita a molti lavoratori del mare.
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