La 64esima edizione del Salone Nautico di Genova si è conclusa martedì pomeriggio. I visitatori interessati alla vela sono rimasti perplessi per la formula del salone, che proponeva poche barche, prevalentemente di grandi dimensioni. Al contrario, gli appassionati di barche a motore sono rimasti pienamente soddisfatti grazie alla varietà dell’offerta.
Negli ultimi anni, il Salone è notevolmente migliorato e, nonostante non si tengano ancora in considerazione le esigenze degli espositori – che a volte vengono trattati come pacchi, nonostante abbiano pagato profumatamente gli spazi loro assegnati – l’evento funziona meglio.
La manifestazione è più gradevole alla vista, la logistica e la viabilità sono migliorate, e potrebbe diventare il salone nautico più importante d’Europa. Per raggiungere questo obiettivo, Saloni Nautici e Confindustria Nautica dovrebbero abbandonare il concetto “non faccio nulla se non guadagno” e comprendere che esistono molti modi di generare profitti, non solo vendendo spazi agli espositori.
I velisti che hanno visitato Genova, più numerosi di quanto la proporzione delle vendite di diverse tipologie di imbarcazioni sul mercato potrebbe far pensare, non hanno trovato ciò che cercavano. La barca a vela più piccola presente era il Maxus 35.
Completamente assenti erano le derive, le scuole nautiche e, per quanto riguarda le società di charter, non c'era una vera area a loro dedicata.
Anche le barche esposte erano quasi tutte le stesse: modelli dei principali cantieri francesi e tedeschi, con una buona rappresentanza della cantieristica italiana. Mancavano molte imbarcazioni che si vedono solo alle fiere estere, come gli Hallberg Rassy, i Rustler, i modelli del gruppo Grand Large e molte altre, presenti a Cannes ma assenti a Genova.
Il discorso si complica ulteriormente se parliamo di catamarani.
SVN ha dovuto realizzare uno speciale dedicato ai catamarani a Cannes, dove erano presenti circa 100 multiscafi, poiché a Genova ce n'erano solo dieci.
Anche per lo speciale “Barche” che abbiamo realizzato a Genova – che ha generato un numero di visualizzazioni molte volte superiore a quello dei visitatori velisti del salone – abbiamo esitato se realizzarlo nella città ligure o in quella della Costa Azzurra, dove l’offerta sarebbe stata più ricca di novità.
Alla fine abbiamo scelto Genova per campanilismo e perché, nonostante tutto, l’area espositiva è più gradevole e vivibile, mentre a Cannes è più piccola e muoversi non è facile.
Anche a Cannes non ci sono derive, scuole di vela o un'area charter come, ad esempio, a Düsseldorf dove si possono trovare sia barche a vela industriali che modelli più artigianali, che è sempre un piacere scoprire.
Forse il Salone di Genova dovrebbe proporre pacchetti particolarmente interessanti per gli espositori che non hanno mai partecipato o che mancano da tempo, per invogliarli a esporre.
Inoltre, visto che ci sono molti spazi disponibili, dovrebbe allestire aree dedicate a derive e barche molto piccole, intorno ai 5-6 metri, anche a costo di ridurre i prezzi. I guadagni arriverebbero sotto forma di maggiore affluenza di visitatori e valorizzazione del salone, che così potrebbe finalmente meritarsi l'appellativo di “internazionale”.
Se non ci saranno cambiamenti in questo senso, l’enorme lavoro di ristrutturazione portato avanti per rendere il Salone Nautico di Genova il miglior salone al mondo potrebbe essere in parte vanificato, almeno dal punto di vista dei velisti.
Oggi la sfida, per quanto riguarda la vela, tra i due principali saloni autunnali è purtroppo vinta senza dubbio da Cannes, dove c’erano molte più barche particolari e un numero di catamarani significativamente superiore rispetto a Genova.
Il nostro sogno è poter dire il prossimo anno: Saloni nautici: Cannes Vs Genova 0-1.
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