Domenica 10 novembre a Les Sables d’Olonne la clessidra che separa i quaranta navigatori che prenderanno parte al Vendée Globe 2024 dall’inizio di questa grande avventura, è agli sgoccioli.
I pochi granelli di sabbia che ancora rimangono cadono pigri l’uno sull’altro e sono l’unica cosa che si muove lentamente perché qui, nel villaggio del Vendée, tutto è frenesia, tutto è corsa.
Gli uomini e le donne che tra poco lasceranno il lungo porto canale, sfilando tra due ali di folla osannante, scandagliano in continuazione la loro memoria e i loro appunti nel disperato tentativo di rintracciare quella cosa che ogni volta dimentichi a terra, una cosa non troppo importante da esserti sempre in mente, ma abbastanza da valere la pena di perdere qualche momento prezioso prima della partenza per ritrovarla.
Le persone si abbracciano, qualcuno piange, altri ridono un po’ troppo nervosamente, la paura, che sottile sotto a tutto c’è e ci deve essere, li rassicura con la sua presenza.
E’ la paura la loro assicurazione sulla vita. Senza quella, non c’è scampo: a un certo momento nei mesi che questi navigatori passeranno in mare, si potrebbe osare quel briciolo in più che potrebbe essere fatale. Con la paura come compagna, invece, la decisioni sono sempre ponderate e il margine di rischio accettabile.
Ma ecco che le barche si muovono!
Una ad una lasciano gli ormeggi, mettendo la prua verso il mare; a bordo Giancarlo Pedote, Charlie Dalin, Yoann Richomme, Pip Hare, Boris Herrmann, Isabelle Joschke, Samantha Davies e tutti gli altri.
Le barche scendono lente ad attraversare l’enorme bacino del porto di Les Sables d’Olonne, chiuso tra alti muraglioni che hanno il compito di tenere l’oceano fuori, quell’oceano che i nostri quaranta navigatori stanno andando a sfidare.
La giornata è grigia e a tratti piove, ma qui è normale, è quasi sempre così. Usciti dal porto le barche si troveranno subito al centro dell’azione. Fuori dal porto, li aspetta il golfo di Biscaglia, uno dei più nervosi tratti di oceano lungo le coste europee.
Chi ha le barche più recenti, in poche ore sarà avanti, e poi, a scaglioni, quelli con le barche più datate.
La divisione non è rigida, a volte uno skipper con una barca un po’ più vecchia riesce a sfruttare le sue capacità e quelle della sua barca per portarsi in mezzo al gruppo di testa. Sia lui che i suoi fan sanno che comunque l’obiettivo non è arrivare primo, anche se il podio del Vendée Globe è una cosa che rimane attaccata alla cerata per tutta la vita, ma fare il meglio nel proprio gruppo.
Davanti ai 40 navigatori, 27.000 miglia di mare no stop senza nessuna assistenza. Negli anni abbiamo visto eliminare dei miti della vela mondiale solo perché qualcuno è salito a bordo della loro barca, ferma in rada in un posto sperduto del globo per una riparazione, senza sapere che quel suo gesto di solidarietà sarebbe costato a quello skipper anni di preparazione.
Se fai il Vendée Globe, sei solo, assolutamente solo nella grande arena dell’oceano globale.
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